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La crisi morde famiglie e imprese, urgono strumenti per contrastarla

redazione

La crisi morde famiglie e imprese, urgono strumenti per contrastarla

venerdì 28 Ottobre 2022

Istat: a ottobre cala la fiducia di consumatori e aziende. Le associazioni di categoria: “Ridurre i costi e rafforzare i sostegni”

ROMA – Ad ottobre si stima una flessione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori da 94,8 a 90,1, un livello che tocca i minimi dal 2013. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese diminuisce per il quarto mese consecutivo, passando da 105,1 a 104,5. Lo ha reso noto l’Istat.

Guardando alle singole serie componenti l’indice di fiducia dei consumatori, si stima un peggioramento di tutte le variabili ad eccezione delle attese sulla situazione economica del Paese. Quanto alle imprese, il clima di fiducia peggiora in tutti i comparti (nel settore manifatturiero l’indice passa da 101,2 a 100,4, nelle costruzioni da 159,5 a 157,5 e nel commercio al dettaglio da 110,5 a 108,7) ad eccezione dei servizi di mercato dove l’indice rimane sostanzialmente stabile, passando da 95,8 a 95,9.

“Il clima di fiducia delle imprese – ha spiegato l’Istat – continua a registrare flessioni: l’indice, dopo la marcata crescita registrata nel corso del 2021, subisce un ridimensionamento a gennaio 2022 entrando in un periodo di stasi fino a giugno. Da luglio 2022 è iniziata una nuova fase di calo. Anche il clima di fiducia dei consumatori presenta una dinamica negativa per il secondo mese consecutivo e raggiunge il livello più basso da maggio 2013. Contribuiscono al deciso calo dell’indice soprattutto le opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro e quelle sull’opportunità di acquistare beni durevoli, seguite da giudizi in deterioramento sia sulla situazione economica personale sia su quella del Paese”.

Numeri che non stupiscono, ha commentato l’Ufficio studi di Confcommercio: “Se le ingenti risorse del governo a sostegno del potere d’acquisto hanno funzionato fino a ieri, il persistere di tensioni inflazionistiche rilevanti comprime il valore reale della ricchezza detenuta in forma liquida che perde oltre 70 miliardi di euro nella prima parte dell’anno in corso”.

Inoltre, “il clima d’incertezza, di cui i dati odierni sono perfetta testimonianza, non agevola l’incremento della propensione al consumo. I due fenomeni si rafforzano, originando la recessione tecnica che si acuirebbe nei trimestri a cavallo della fine del 2022. Anche le imprese avvertono in modo abbastanza diffuso il rallentamento della domanda interna. Nel terzo trimestre il grado di utilizzo degli impianti è diminuito con segnalazioni crescenti d’insufficienza della domanda. La fiducia dei piccoli imprenditori della distribuzione commerciale è in forte calo”.

Permane, dunque, secondo Confcommercio, “la necessità e l’urgenza di ulteriori interventi per la riduzione dei costi delle imprese e il sostegno della domanda delle famiglie, senza trascurare l’importanza di un piano di forte risparmio energetico. L’obiettivo complessivo è quello di confinare la recessione a un fatto tecnico e transitorio, evitandone un possibile avvitamento che comprometterebbe le prospettive di crescita nel prossimo biennio”.

Anche secondo Confesercenti “bisogna intervenire urgentemente: al nuovo governo abbiamo chiesto di mettere tra le priorità il prolungamento ed il rafforzamento dei sostegni fino a quando il calo dei prezzi degli energetici non beneficerà famiglie e imprese. Ma anche di pensare a una detassazione straordinaria delle tredicesime. Per lo stato non sarebbe un esborso colossale: per un intervento su quelle medio-basse, – aggiunge Confesercenti- basterebbero 6 miliardi di euro per mettere in campo un intervento straordinario che sicuramente darebbe impulso a consumi e fiducia”.

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