Cronache dal dissesto (di Palermo) - QdS

Cronache dal dissesto (di Palermo)

Cronache dal dissesto (di Palermo)

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mercoledì 01 Dicembre 2021

Un dissesto desnudo. Tra rifiuti e negazioni, affermazioni ed accuse sembra che il conto del Comune sia uno, nessuno e centomila

Cronache dal dissesto

A quanto pare una decina di giorni fa, alla chetichella, dopo tante smentite pubbliche, è stata depositata da parte del Ragioniere Generale del Comune di Palermo la dichiarazione di dissesto. Così, muto muto, taci maci, in un minuetto di smentite e disvelamenti neanche fosse un dipinto di Goya.

Un dissesto desnudo. Tra rifiuti e negazioni, affermazioni ed accuse sembra che il conto del Comune sia uno, nessuno e centomila.

Di nudo c’è ormai solo il Re, che si ostina in un silenzio
orgoglioso, interrotto solo da anatemi tranviari. Intanto il Bilancio del
Comune va ai Rotoli senza possibilità di esequie. Nessuno riconosce il morto ma
c’è una salma a Palazzo delle Aquile. La salma della verità contabile.

D’altra parte “Io non son mica un ragioniere” disse il
Principe, disprezzando generazioni di Fantozzi che allineano partite doppie. Ed
è proprio la doppiezza di quest’affermazione che consente un simulacro
amministrativo di un’asfittica orchestrina che balla sul Titanic di Palermo.

Nel film originale c’era almeno una storia d’amore, qua di
Di Caprio non c’è l’ombra.

Se questo dissesto fosse formalmente acclarato almeno
sapremmo di che morte dobbiamo morire. Potremmo cominciare a chiedere gli aiuti
previsti dalla legge. Ma così si turberebbe la campagna elettorale, perché una
parte politica avrebbe scarsissima credibilità e l’altra , che per ora avanza
un tripudio di candidature, si spaventerebbe della Croce da portare.

Comunque un dissesto c’è ed è evidente. È quello di una città
che assomiglia ormai a Beirut, senza le bombe ma con tanti pirtusi.

Ragioniere Generale, civil servant, batti un colpo per
favore e restituisci ai cittadini la verità sulla casa comune.

Perché ad oggi tutto è fuorviante e deprimente.

Cosi è se vi pare.

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