Si tratta di Giuseppe Creazzo, della Procura di Firenze, oggetto di un giudizio della sezione Disciplinare che riguarda anche l'accusatrice, Alessia Sinatra. Questa, intercettata nel caso Palamara, non ha nascosto la sua amarezza
Tutti e due a processo, accusatrice e accusato.
Al centro un caso di molestie sessuali, che si sarebbe verificato nel 2015 nel corridoio di un albergo della capitale dove entrambi partecipavano a un convegno.
Stavolta però i protagonisti non sono due persone comuni, ma magistrati, e il giudizio che li attende è davanti alla Sezione disciplinare del Csm.
Si tratta del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e della pm di Palermo Alessia Sinatra.
La vicenda che li riguarda è uno dei tanti rivoli nati dalla montagna di chat contenute nel telefono di Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm condannato alla rimozione dall’ordine giudiziario , il cui cellulare è stato messo “a nudo” da un trojan fatto inserire dai pm di Perugia che lo accusano di corruzione.
Amica e militante nella stessa corrente di Palamara (Unità per la Costituzione), Sinatra si confidò anche con lui degli abusi che allora scelse di non denunciare e che Creazzo ha sempre negato.
Nel dicembre 2019 quando però il capo dei pm di Firenze era in lizza per diventare procuratore di Roma, lei inviò una serie di messaggini a Palamara (“giurami che il porco cade subito”, “il mio gruppo non lo deve votare”) che hanno attirato l’attenzione della procura generale della Cassazione. Di qui sono partiti gli accertamenti sfociati nelle due iniziative disciplinari.
Creazzo è chiamato a rispondere delle “accuse” che Sinatra gli ha “specificamente” rivolto in sede di interrogatorio disciplinare e su cui sono stati ascoltati anche testimoni, secondo quanto spiega la Procura generale della Cassazione in una nota, diffusa per smentire di essersi mossa solo nei confronti della pm, come sostenuto da alcuni quotidiani.
A lei invece viene contestato di aver cercato di fare “un uso improprio di quei fatti al fine di ricercare una ‘privata’ giustizia”, come precisa nella stessa nota l’ufficio diretto dal Pg Giovanni Salvi.
In sostanza, Alessia Sinatra avrebbe affidato a Palamara la “missione” di spingere i consiglieri del Csm a non sostenere Creazzo nella nomina romana. Il tutto per trovare nella sconfitta del procuratore di Firenze, “che nel dicembre 2015 aveva posto in essere nei suoi confronti una condotta abusante e in violazione della sua sfera di libertà sessuale – come si legge nell’incolpazione a carico della magistrata – una sorta di anelata e privatissima rivincita esclusivamente morale”.
Se da Creazzo non arriva nessun commento, Sinatra non nasconde la sua amarezza.
“Avrei preferito – ha dichiarato – non essere creduta, piuttosto che si ipotizzasse, anche lontanamente, che possa avere utilizzato quell’episodio per alterare le istituzioni e ottenere una giustizia riparativa alla quale ho rinunciato in maniera sofferta. Il mio dolore non è quantificabile e non avrebbe trovato soddisfazione nè nella sconfitta di chiunque nè nella vittoria di altri”.
Il procedimento al procuratore di Firenze “era un atto dovuto a seguito della denuncia circostanziata della mia assistita”, osserva il suo avvocato, l’ex consigliere del Csm Mario Serio, che condivide con la sua assistita “amarezza” e “sorpresa” per la decisione della procura generale della Cassazione di non archiviare la posizione di Sinatra.
E che ora si appresta a chiedere al Csm un processo celere per le “conseguenze gravemente negative sul piano psicologico e materiale” che avrà inevitabilmente sulla pm.