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“Cultura è Libertà” doveri dei giornalisti

“Cultura è Libertà” doveri dei giornalisti

Contro l’ignoranza dei cittadini

Ritorniamo sulla questione della democrazia sana, cioè quella in cui il Popolo esercita la sua funzione di indirizzo nei confronti di coloro che vengono eletti/e e che poi governano in nome del Popolo stesso.
La questione che vi riportiamo è di fondo e importante; ci rammarichiamo che i mezzi di informazione non ne parlino, quasi che la Democrazia fosse una questione teorica e non l’esercizio concreto del potere che riguarda tutti, cittadine e cittadini.
Perché questi/e ultimi/e siano nelle condizioni di fare delle buone scelte, occorre che sappiano, cioè che siano in possesso di conoscenze e metodi che li riguardano, in modo da fare valutazioni concrete e quindi essere capaci di discernere “il grano dal loglio”. In altri termini, ogni cittadino/a dovrebbe avere la consapevolezza di saperne sempre di più delle questioni d’ordine generale che riguardano la Comunità, in modo da dare il proprio indirizzo, che si concretizza con il voto.

Fanno male coloro che non vanno a votare – l’abbiamo scritto più volte – perché di fatto raddoppiano il valore del voto di chi, invece, va a votare.
I/le cittadini/e che conoscono, cioè che non ignorano, sono quelli/e che contribuiscono alla libertà, alla vera libertà. Per cui quanto precede si può sintetizzare in una frase: “Cultura è Libertà”.
Per raggiungere la diffusione della cultura fra tutti i componenti di una Comunità sono necessarie le conoscenze. Da esse, “sorgono” ragazze e ragazzi, che poi diventeranno componenti e dirigenti della Collettività.

Vi è un’altra categoria di professionisti che ha una responsabilità etica molto importante ed è quella dei/delle giornalisti/e poiché fanno informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, anche se non sono i/le soli/e a farla.
La categoria dei/delle giornalisti/e deve avere consapevolezza di questa responsabilità etica e sociale, per contribuire a migliorare la conoscenza di fatti e circostanze e quindi la capacità decisionale dei membri della Collettività.

Riportare i fatti in maniera sommaria e lacunosa è una grave responsabilità, perché si inducono coloro che leggono, vedono o ascoltano a trarre conclusioni errate e quindi effettuare valutazioni errate, il che è un grave danno per tutti/e. Invece vi è la necessità di sapere la verità su quello che è accaduto, per poi poter prendere decisioni basate su fatti reali, decisioni che influenzeranno il futuro.
Com’è chiaro, in questo commento non entriamo nel merito delle questioni, ma del metodo con cui esse debbono essere affrontate. La professione dei/delle giornalisti/e è proprio quella che ha più responsabilità nel diffondere tale metodo, ovviamente basato sulle regole del Testo unico dei doveri del giornalista, pubblicato il primo giugno di quest’anno.

Quanto precede è di facile comprensione, ma di difficile attuazione, come dire che “fra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”. Tuttavia, l’esigenza di operare nel modo indicato è palpabile perché senza la comprensione delle questioni e dei fatti come sono, ognuno/a è portato/a ad andare fuori dal seminato e quindi a comportamenti inadeguati al buon funzionamento di una Comunità.

Quando sentiamo i/le responsabili delle istituzioni, dal Presidente del Consiglio ai ministri, ai vertici giudiziari, amministrativi e altri, comprendiamo quello che ci dicono, ma poi non sembra che tali parole vengano messe in atto come comunicate. Chi ha coerenza, come il presidente Mattarella, riceve il tributo dei/delle cittadini/e in ogni circostanza. Altri/e che sono nell’agone della scena politica, ricevono consenso e dissenso a seconda se appartengono a coloro che approvano o che disapprovano.

La Democrazia è fatta di alternanza al potere delle diverse parti politiche, ma chi va a ricoprire i ruoli di responsabilità deve avere le carte in regola ed essere scelto/a proprio perché ha le carte in regola. E chi sceglie deve a sua volta avere le carte in regola, cioé possedere le cognizioni necessarie per capire le motivazioni della scelta.
Ed ecco che torniamo al punto di partenza: “Cultura è Libertà”.