Agrigento

Cultura, il premio Acamante e Fillide per rilanciare la centralità agrigentina

AGRIGENTO – Il premio ispirato al mito del mandorlo in fiore dal nome “Acamante e Fillide” ha anche questa volta attirato l’attenzione del mondo della cultura locale e siciliano.

L’evento è l’ennesimo tassello nel quadro delle attività che caratterizzano l’Accademia di Belle Arti di Agrigento. “Una scelta non casuale – ha spiegato Giuseppe Zambito, direttore artistico del Premio – che rappresenta la volontà di affermare, ancora una volta, che la città non è periferia. Per la sua storia, la sua tradizione, la sua ricchezza archeologica e artistica, merita la giusta considerazione come luogo di produzione culturale. Il premio ha l’obiettivo di promuovere, in ogni edizione, una porzione del patrimonio storico-culturale del nostro territorio, da scoprire e valorizzare”.

Sette le personalità premiate per l’edizione 2019: Pier Domenico Magri (fondatore della corrente artistica del Neo-spazialismo cosmico, più volte ospite alla Biennale di Venezia); Giuseppe Parello (sotto la sua guida il Parco Valle dei Templi è divenuto un’eccellenza turistica con un significativo aumento di visitatori); Giovanni Alongi (per i suoi meriti nel trattamento delle patologie venose con tecniche innovative); Dradi Dimitar (per la sua idea innovativa nel proporre una moda capace di superare il disagio e ogni forma di pregiudizio, per scoprire la ricchezza interiore); Giuseppina Paterniti Martello (corrispondente Rai da Bruxelles, ha raccontato con grande equilibrio e professionalità le attività delle istituzioni europee, come la Commissione Europea, Consiglio Europeo e Parlamento Europeo); Andrea Bonsignori (per la sua missione da sacerdote, dirigendo la scuola del Cottolengo di Torino, espressione della più vasta opera della Piccola Casa della Divina Provvidenza); Simonetta Agnello Hornby (per i suoi meriti nell’ambito della scrittura. Il suo primo romanzo è stato pubblicato nel 2002 ed è stato tradotto in tutto il mondo).

Il nome del premio deriva da una leggenda che vede protagonista Acamante, un eroe greco, figlio di Fedra e di Teseo. In viaggio verso Troia, conobbe la principessa Fillide e si innamorarono. Il destino di Acamante era segnato dalla guerra di Troia. La fanciulla attese l’innamorato per dieci anni e, venuta a conoscenza della caduta di Troia, immaginò che fosse morto e quindi si lasciò morire dal dolore. La dea Atena, impietosita, tramutò Fillide in un mandorlo. Quando al giovane Acamante giunse questa notizia, si recò nel luogo dove sorgeva l’albero e lo abbracciò. Fillide felice fece spuntare piccoli fiori bianchi dai nudi rami. Ancora adesso, dice la leggenda, in primavera i rami di mandorlo fioriscono a testimoniare l’amore eterno fra i due giovani.