I numeri dei malati terminali assistiti in casa in Sicilia è in forte aumento, ma la politica sembra ferma. Anzi, lo è. Medici, infermieri e associazioni si adattano alla nuova situazione, mettendoci sempre più impegno nell’affrontare le sfide che una cura domiciliare di un malato terminale può determinare, ma la classe dirigente sembra rimanere, come spesso, un passo indietro.
Boom in Sicilia
Sono più di 8000 i malati terminali assistiti in Sicilia, quando fino a pochi anni fa erano poco più di qualche centinaia. Un aumento enorme, dovuto al fatto che non solo, purtroppo, ci si ammala di più, ma anche perché adesso questo tipo di cure si sono estese, non solo ai malati oncologici ma anche ai fragili, a chi soffre di sindromi croniche degenerative e altro.
Alcune malattie giungono alla fine della vita dopo molti anni/decenni (ad esempio le malattie neurologiche), durante i quali i bisogni della persona malata e dei suoi familiari, conseguenti alla disabilità che si va accumulando e alle complicanze correlate, non sono certo di minore valenza rispetto a quelli presenti in prossimità della morte.
Nell’ormai lontano 1987, anno in cui fu fondata, la SAMOT raccomandava questo: poiché molti pazienti muoiono dopo un lungo percorso di malattia durante il quale si presentano innumerevoli bisogni assistenziali, spesso non adeguatamente interpretati, è imperativo che le equipe domiciliari abbiano competenze specifiche nell’ambito della comunicazione. La SAMOT è stata fondata da Giorgio Trizzino, medico pallativista, che da anni dedica anima e corpo per alleviare le sofferenze dei malati terminali.
Trizzino: “In Sicilia situazione cristallizzata”
Solo a Palermo, in tutta la provincia, ci sono 2000 malati assistiti in linea – dice Trizzino -. Sono numeri in forte aumento ma purtroppo la situazione in Sicilia è cristallizzata, per quanto riguarda la politica. I pazienti domiciliari sono quasi il triplo di quelli ospedalieri, è una grossa fetta, ma nell’Isola la situazione non è ancora molto chiara, una situzione che denota una grave carenza nei servizi essenziali destinati ai cittadini, in particolare agli anziani e alle persone non autosufficienti”.
“Parte di popolazione rischia di rimanere indietro”
Senza un miglioramento tangibile, si rischia di continuare a lasciare indietro una parte significativa della sua popolazione, con conseguenze sociali ed economiche gravi e durature come analizza Trizzino: “Abbiamo un sistema ospedaliero siciliano, già messo a dura prova da una gestione spesso inefficiente e da risorse limitate.
Quando l’assistenza a domicilio è inadeguata o assente, i pazienti e le loro famiglie si vedono costretti a ricorrere agli ospedali anche per problematiche che potrebbero essere gestite più efficacemente e a minor costo sul territorio, con tutti i rischi del caso, perché in ospedale è normale che un anziano o un malato corra più rischi. Occorre un piano di riforma strutturale che metta al centro l’assistenza territoriale attraverso investimenti in infrastrutture e personale e attraverso una revisione dei modelli organizzativi e di gestione delle risorse”.
Istituzioni lente
Ci sarebbe il decreto interministeriale 77, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 giugno 2022, un regolamento che definisce modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questo decreto mira a migliorare l’accesso, la qualità e l’efficienza dei servizi sanitari territoriali, garantendo anche la sostenibilità economica del SSN, dove ovviamente rientrano anche le cure palliative, ma “c’è una lentezza da parte delle istituzioni a metterlo in pratica – dice Trizzino -. C’è persino il vincolo del ministero che ha posto un’asticella entro il 2025, che bisogna assistere il 10% dei malati 65enni a casa, che hanno problemi, ma siamo un po’ indietro sotto questo di vista e ancora di più con le cure palliative”.

