Cybercrime, tamponi e Green pass falsi per il furto dei dati - QdS

Cybercrime, tamponi e Green pass falsi per il furto dei dati

Cybercrime, tamponi e Green pass falsi per il furto dei dati

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giovedì 05 Agosto 2021

L'Italia è il quinto Paese in Europa per pishing dalla fine della pandemia. Ecco come comunemente agiscono i criminali informatici

Da marzo 2020 a luglio 2021, in pieno periodo pandemico, sono stati individuati 300 siti di phishing in tutta Europa. Di questi, 27 erano italiani.

Il nostro paese è così al quinto posto dopo Germania (111), Regno Unito (63), Francia (43) e Paesi Bassi (34). Lo riporta una ricerca della società di sicurezza informatica Kaspersky. 

Gli esperti hanno analizzato le email di spam e le pagine web di phishing più diffuse, scoprendo un filone univoco: la pandemia. Tra i temi più comuni utilizzati dai criminali informatici, per tentare di ingannare i navigatori spingendoli verso siti che non fanno altro che rubare nomi utente e password, ci sono la possibilità di ottenere risultati falsati di tamponi e codici dei green pass, anch’essi fake. Una tendenza che è aumentata costantemente anche a seguito degli annunci dei vari governi circa la necessità della certificazione verde, per accedere ad attività e luoghi al chiuso. 

    Le truffe online correlate alla pandemia hanno raggiunto un picco a marzo 2021. I ricercatori di Kaspersky hanno osservato un leggero calo a giugno, prima che i ‘cracker’ (i veri e propri criminali che agiscono a scopo di lucro, diversamente dagli hacker) intensificassero nuovamente la loro operazioni. “Nella maggior parte delle frodi legate alla pandemia, i criminali informatici mirano ad ottenere i dati degli utenti. Il phishing viene spesso utilizzato per questo: l’utente clicca sul link di un annuncio o di una email e arriva ad una pagina in cui gli viene chiesto di inserire informazioni personali e i dati della carta di credito. Una volta in possesso di queste informazioni, i truffatori possono utilizzarle per rubare denaro dai conti delle vittime” ha commentato Alexey Marchenko, Head of Content Filtering Methods Research di Kaspersky.

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