Cybersecurity, in Sicilia solo la metà delle Pmi è consapevole dei rischi - QdS

Cybersecurity, in Sicilia solo la metà delle Pmi è consapevole dei rischi

Cybersecurity, in Sicilia solo la metà delle Pmi è consapevole dei rischi

giovedì 13 Giugno 2024

Generali e Confindustria hanno presentato a Catania il Rapporto Cyber Index Pmi 2024. Il vicepresidente di Confindustria Catania, Indovina: “Carenza di circa 100 mila esperti nel settore”

CATANIA – Oltre il 14 per cento delle Pmi siciliane ha scoperto la pericolosità di un attacco cyber in azienda, ma solo in 51 su 100 hanno un livello di consapevolezza del rischio pari alla media italiana. È altrettanto vero che l’84 per cento delle pmi di Sud e Isole hanno fatto ricorso a strumenti digitali per la difesa ed in particolare le aziende impegnate nei mercati esteri.

Anche al Sud e in Sicilia c’è una cultura della cybersicurezza

Anche al Sud e in Sicilia c’è una cultura della cybersicurezza, che va però sviluppata e implementata. Questo il quadro di luci, ombre e opportunità offerto dal Rapporto Cyber Index Pmi 2024 presentato a Catania da Generali e Confindustria, con il contributo scientifico degli Osservatori del Digital innovation del Politecnico di Milano e la partnership dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale. Confindustria etnea ha ospitato la quinta tappa del roadshow, organizzato per il secondo anno di pubblicazione del rapporto, di fronte una sala totalmente partecipata da imprenditori locali.

Solo il 9 per cento delle Pmi meridionali è considerata matura

Stando alla pubblicazione, solo il 9 per cento delle Pmi meridionali è considerata matura, cioè protagonista di un approccio strategico e consapevole dei rischi di un attacco cyber in azienda, quindi capace di prendere delle iniziative a difesa delle tecnologie interne, dei processi e delle persone. Il 21 per cento è a un livello principiante, quindi poco consapevole e ha poco o nulla implementato le misure di protezione. Il 32 per cento delle Pmi è indicata come informata, non consapevole del rischio ma comunque protagonista di un approccio al rischio cyber. La percentuale più alta, il 38 per cento, è invece consapevole, cioè comprende ma ha una capacità ridotta da spendere per mettere in campo strategie corrette.

In Italia, spiega il Rapporto Cyber Index Pmi 2024, le imprese meridionali sono le più soggette ad attacchi cyber che possono compromettere la sicurezza del sistema o dell’organizzazione. La buona notizia è che il 56 su 100, punteggio uguale alla media nazionale, muovono quelle che nel documento sono chiamate “leve di attuazione” e cioè selezionano correttamente le competenze necessarie e i modelli organizzativi per difendersi dai cyber attacchi.

Vogliamo promuovere la cultura di un rischio cyber nelle Pmi

“Come Generali abbiamo competenze e persone sul territorio, quindi vogliamo promuovere la cultura di un rischio cyber nelle Pmi, che sono l’ossatura del tessuto produttivo – ha spiegato Barbara Lucini, responsabile Country sustainability e Social responsibility di Generali Italia –. L’obiettivo di questa iniziativa è mettere al centro della visione imprenditoriale il tema del rischio cyber e dare degli strumenti di una corretta gestione”.

L’iniziativa Cyber Index vede in partnership Generali e Confindustria

“Si tratta di un rapporto nazionale che, con il contributo scientifico degli Osservatori del Digital innovation del Politecnico di Milano e la partnership dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, coinvolge in eventi locali che hanno l’obiettivo di avvicinarci alle imprese proprio per dare un contributo più concreto alla conoscenza e alla gestione del rischio cyber. C’è un altro aspetto – ha aggiunto Lucini – nella creazione di competenze diffuse: abbiamo lanciato come Generali una serie dei podcast disponibili gratuitamente nelle principali piattaforme di streaming, che hanno l’obiettivo di parlare in modo semplice di temi complessi legati alla cybersicurezza”.

All’incontro, moderato dal giornalista Salvo Fallica, ha preso parte e aperto i lavori il vicepresidente di Confindustria Catania, Mario Indovina, commentando una buona notizia siciliana. “Abbiamo una carenza di circa 100 mila esperti addetti al settore, con una capacità ridotta di cogliere le minacce e trasformarle in opportunità. Tra i dati allarmanti emerge il dato positivo della Sicilia, che conta cinque punti in più rispetto la media nazionale per virtuosità delle imprese. Le aziende siciliane – ha spiegato Indovina – investono il cinque per cento in più in media in termini di sicurezza informatica rispetto la media nazionale e questo dato ci conforta”.

Sono intervenuti a Catania anche Giovanni Peduto e Gianfilippo Giannini, entrambi Cyber security specialist Cyber insurance function di Generali GC & C, Nicola Ciani (Osservatorio Cybersecurity & Data protection del Politecnico di Milano), Patrizia De Rossi (Industria e costruzioni Cyber & It risk di Generali Italia).

È seguita una tavola rotonda con la partecipazione di Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria di Confindustria, Cristian Finotto, responsabile Industria e costruzioni di Generali Italia, Liviana Lotti, vicecapo del Servizio programmi industriali, tecnologici, di ricerca e innovazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e Vincenzo Di Marco, presidente Leotta & C.

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