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martedì 27 Settembre 2022

L’attenzione al dettaglio implica una raffinata filosofia della cura

di Franco Gabrielli
filosofo

L’essenziale sovente sta nel dettaglio, parola che indica il dividere, tagliare, separare qualcosa da un tutto per farlo risaltare. L’attenzione al dettaglio implica una raffinata filosofia della cura, il dare forma non solo alla nostra vita, ma il sapersi accostare anche alla vita altrui, facendo splendere quel particolare, appunto quel dettaglio, che la illumina e le fornisce un timbro irriducibile. Il dettaglio rimanda alla pratica dell’attenzione, a un sapersi concentrare organizzando la visione attorno a quella specificità che ne fa risaltare il senso complessivo. Il dettaglio è abitato dallo stupore attentivo:

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche
frase di Pascal
e una partecipazione stupita
a questo gioco
con regole ignote.
(Wislawa Szymborska)

È come se ritagliassi nell’inesauribile stoffa della vita un volto, un’immagine, un momento capaci di illuminare l’intera trama. Spesso il dettaglio innesca sé stesso all’improvviso per offrire al nostro sguardo quella complessità vivificante che non riuscivamo a innalzare a visione.

E poi – se accadrà
ch’io me ne vada –
resterà qualche cosa di me
nel mio mondo –
resterà un’esile scia di silenzio
in mezzo alle voci –
un tenue fiato di bianco
in cuore all’ azzurro –
Ed una sera di novembre
una bambina gracile
all’ angolo d’una strada
venderà tanti crisantemi
e ci saranno le stelle
gelide verdi remote –
Qualcuno piangerà
Chissà dove – chissà dove –
Qualcuno cercherà i crisantemi
per me nel mondo
quando accadrà che senza ritorno
io me ne debba andare.
(Antonia Pozzi)

All’angolo di una strada, è dettaglio purissimo, rinvia immediatamente al senso complessivo del dramma biografico: permanere in uno spazio angusto, senza storia, senza apertura, senza destinazione. La parola angolo, ciò che è curvato, piegato, riposto, rinvia ad angoscia, il cui tracciato semantico è illuminante: dal greco anchein, sanscrito angham, con il significato di “strangolare”, di probabile mutazione omerica dal radicale consonantico hnk, che ritroviamo in angustia e nel tedesco Angst.

Questo radicale consonantico semitico concorre anche a formare, nell’antica lingua egizia, i termini hnk, “angusto”, hng, gola, enek, “abbracciare, strangolare”.
Dunque, l’angolo è angosciante poiché comprime lo spazio vitale, ci strangola, rende angusto ogni nostro tracciato esistenziale, piega la nostra esistenza verso luoghi riposti, umbratili, svuotati di mondo. Il tema dell’angolo come metafora dell’angoscia, dell’estraneità alla vita, risuona anche in questi versi di Mariangela Gualtieri:

Tutti i metri che avevo negli occhi
tutte quelle lunghezze
il mastino tempo
ne ha fatto bocconi.
Terra piccola, oggi.

Come si vede l’angolo di una strada di Antonia Pozzi, terra piccola di Mariangela Gualtieri sono dettagli che in modo autonomo ci restituiscono tutto il disperato umano racchiuso in essi: spazi talmente angusti che non permettono più alla vita di rigenerarsi.

Siamo, dunque, chiamati a leggere con estrema attenzione ogni parola del mondo, anche quella che sembra insignificante, poiché in esse è compendiata l’umana fragilità che ci interpella a una cura senza riserve.

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