Spesso, forse c’è un disegno divinatorio, gli scandali in Sicilia escono sempre d’estate, come quando una volta la mafia sparava ed uccideva
Analizzare, leggere, capire dalla massa delle intercettazioni sulla nuova, ennesima, questione morale del sempre roboantemente narrato Parlamento più antico, praticamente putrescente, del mondo, l’Assemblea regionale siciliana, è con questo caldo estivo estremamente faticoso. Spesso, forse c’è un disegno divinatorio, gli scandali in Sicilia escono sempre d’estate, come quando una volta la mafia sparava ed uccideva. Forse perché qualcosa ai gonzi siciliani sotto l’ombrellone dobbiamo farla leggere, forse perché lo scirocco è un vento d’oblio, che spazza via il ricordo di vergogne e angosce, oggi soprannominati “magoni”. E comunque un mago, o una fata sembra che ci sia, in questa storia siciliana, una Papessa straniera, capace di fare lobbing ad altissimo livello, visto che alcuni parlano di contatti in tre passaggi fino al Cremlino, una verticalizzazione da Inter dei vecchi tempi.
Il fatto di fare lobbing non è di per sé una cosa discriminante in negativo, è ipocrita fare finta di non saperlo. C’è addirittura una proposta di legge nel parlamento siciliano per regolamentarla e renderla trasparente. Solo che nei sistemi anglosassoni chi fa lobbing sta al di fuori delle istituzioni, non dentro. In questa vicenda c’è il forte dubbio che, come in Arlecchino, maschera guarda caso lombarda, si sia servente di due padroni.
Ma il vero problema, per i cittadini siciliani, non è nemmeno la lobby, o le lobbies, le loro capacità di gestire fondi pubblici che non vengono come la manna dal cielo ma dalle tasche dei contribuenti. Il vero problema è la sterilità di questo Parlamento siciliano. Che riguardo alle necessità dei cittadini dell’isola risulta enormemente improduttivo, non legifera più, quando lo fa viene cassato da organismi superiori, presidenza del consiglio o corte costituzionale, non genera cambiamenti per la vita dei cittadini. Anzi si riunisce esclusivamente per mance e marchette come il metodo ampiamente illustrato e vantato nelle intercettazioni che sono uscite, anche se con tanti, prudenti, omissis. Ogni parlamentare di maggioranza e opposizione si spartisce una quota di manovra finanziaria di una tabella di “accontentamento”, così non si disturba l’azione del governo e della maggioranza sul resto. Una mancia per non incidere o fare politica. Se ne era già ampiamente scritto perché i boatos spartitorii erano evidenti agli addetti ai lavori, ma in queste intercettazioni prendono la forma dell’ufficialità, il re diventa nudo.
La presidenza dell’Ars in questo scandalo rischia solo di diventare il capro espiatorio, quando è chiaro che la colpa è della politica, anzi della sua assenza a tavolino. Alcune forme di gestione parlamentare sono sicuramente scandalose, ma potrebbero non essere censurabili giurisdizionalmente.
Il Parlamento siciliano è dotato di autodichìa, cioè di un potere di autoregolamentazione, non vigilato nelle sue procedure da altre istituzioni o norme, come il Senato della Repubblica italiana da cui copia molte cose, tra cui emolumenti e stipendi.
L’autodichìa, quindi rappresenta una deroga al principio della separazione dei poteri e delle normali competenze giurisdizionali. In quanto lo Statuto definisce in una legge costituzionale la sua forma ed il suo funzionamento. Solo che in Sicilia ci stiamo assurdamente approfittando di questa prerogativa costituzionale.Autodichìa ovviamente non significa impunità, solo che la funzione di indagine e vigilanza non è esterna ma interna.
Voi credete che coloro che sono stati pagati per non disturbare poi accuseranno qualcuno, o metteranno alla croce questo sistema? Forse è giunto il momento di smetterla con questa atroce specialità e ridurci a regione ordinaria? Se in regione Lazio si fosse scoperchiato un tale vaso di pandora, con mance agli onorevoli, così si chiamano in Sicilia, da 950.000 euro a finanziaria, la giurisdizione ordinaria li avrebbe già fermati. In Sicilia invece siamo passati dall’autodichìa all’autodichì, ma a noleggio, gratis ovviamente. Che in se è un peccato veniale, come i biglietti o i vestiti, anche se uno dovrebbe avere un proprio stile, soprattutto a quei livelli, e non farselo dare dagli altri. Ma il problema non è il caso in sé, ma il metodo di spartizione per essere tutti complici, nessuno escluso.