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Da miglior sommelier d’Italia a produttore di vini sull’Etna

Da miglior sommelier d’Italia a produttore di vini sull’Etna
Federico Graziani

Dalle sale dei grandi ristoranti alle vigne di Passopisciaro, la storia di Federico Graziani che ha preferito la verità del territorio alle mode, diventando uno dei protagonisti del rinascimento etneo

Federico Graziani è una di quelle figure che sembrano nate due volte: la prima tra i tavoli dei grandi ristoranti italiani, quando da sommelier giovanissimo ha imparato a dare voce ai vini degli altri, la seconda sulle pendici dell’Etna, dove ha trovato il luogo che avrebbe dato voce ai suoi. La sua storia non segue un percorso lineare, ma una serie di segnali, incontri fortuiti e intuizioni che, messi insieme, compongono un destino. Tutto inizia quando, dopo aver lavorato accanto a maestri della cucina italiana e aver vinto da giovanissimo il titolo di Miglior Sommelier d’Italia (1998), comincia a percepire che il vino non gli basta più solo raccontarlo: vuole capirlo dalle radici, letteralmente.

L’Etna lo attira prima come un mistero: un territorio di contrasti, fatto di pietra nera, vigneti antichi e uomini che hanno costruito terrazze dove nessuno avrebbe pensato di poter coltivare. Quando ci mette piede per la prima volta nel 2006, sente che quel luogo ha qualcosa da dirgli. È un richiamo che non sa ancora interpretare, ma che presto diventerà irresistibile. Una delle scene decisive della sua storia avviene in Sicilia quando sta scrivendo un libro e trova rifugio in una piccola casa a Passopisciaro, prestatagli da un amico. È lì che nel 2008, quasi per caso, vede una vecchia vigna abbandonata che un contadino vuole vendere. Non ha un progetto, non ha un piano industriale, ha solo un’intuizione: la compra. È un gesto semplice e folle, e proprio per questo autentico.

Da quella vigna nascerà il suo primo vino, Profumo di Vulcano, un nome che sembra più una dichiarazione che un’etichetta. Da quel momento Graziani si immerge completamente nel vulcano: studia i suoli, ascolta la voce dei contadini, osserva i venti, i cambiamenti di luce, la durezza e la generosità della sabbia vulcanica. L’Etna, in quegli anni, non è la denominazione di tendenza che è oggi: è un luogo difficile, isolato, quasi dimenticato. Ma lui vede in quella terra un potenziale enorme, una storia ancora tutta da raccontare. E decide di farlo con una filosofia chiara: niente scorciatoie, niente mode, niente vini costruiti per piacere. Il vino, per lui, deve essere vero. E la verità, sull’Etna, è fatta di rusticità, profondità, lentezza, e di quella vibrazione minerale che solo un suolo così giovane e così antico allo stesso tempo può dare.

Con il passare degli anni Federico assiste a un cambiamento impetuoso: da poche decine di produttori se ne contano oggi centinaia, l’interesse cresce, le contrade diventano nomi che fanno sognare gli appassionati. Ma lui rimane fedele alla sua misura. Non insegue le etichette altisonanti, non cerca di incasellare la sua produzione in categorie commerciali, preferisce lasciare che sia il vino a parlare e il tempo a decidere.

I suoi vini nascono da vigne in cui la mano dell’uomo è presente senza essere invadente, da fermentazioni spontanee, da scelte che privilegiano l’identità al perfezionismo. Sono bottiglie che raccontano la sua storia, ma soprattutto la storia del vulcano. Oggi Federico Graziani è riconosciuto come uno dei protagonisti del rinascimento dell’Etna, un produttore–narratore che ha saputo trasformare una serie di coincidenze in una vocazione. La sua vita è la prova che certe strade non si scelgono: si ascoltano. E l’Etna, con la sua voce profonda e irregolare, è diventata la sua.