PALERMO – Esiste un Sud che vuole correre, che vuole superare le sue criticità. Un Sud diverso da quello comunemente raccontato da statistiche e numeri freddi che lo confinano agli ultimi posti del Paese, se non addirittura del Continente. Sud non significa necessariamente essere “più giù” rispetto ad altri, se si è capaci di intercettare le potenzialità di sviluppo di un territorio e di promuoverle attraverso delle politiche economiche e di comunicazione congeniali. E se già nei primi decenni del ‘900 Verga e Pirandello si esprimevano sulla “questione meridionale” portando alla luce le condizioni drammatiche di poveri ed emarginati siciliani – fa specie pensare che alcune situazioni siano ancora perfettamente sovrapponibili a cent’anni di distanza -, oggi risulta necessario ribaltare la narrazione di un Mezzogiorno opportunista che si aggrappa ai “centometristi” del Paese, dicasi Lombardia ed Emilia-Romagna, lavorando invece sulle proprie forze. E la Sicilia non può mancare all’appello.
“Le potenzialità sono ampie e i segnali che giungono da vari indicatori sono altrettanto interessanti”, spiega al Quotidiano di Sicilia il professor Benedetto Torrisi, associato di Statistica economica al dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania e presidente del corso di laurea in Economia dell’Ateneo etneo. “Occorre certamente investire sulla reputazione e sul saper comunicare i territori – aggiunge il docente – per renderli sempre più attrattivi sotto il profilo di nuovi investimenti. La reputazione di un territorio deve necessariamente cambiare, ma cambia più rapidamente…

