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Parità di genere nelle quotate, Standard Ethics: l'Italia la più virtuosa tra grandi economie UE

Teleborsa  |
27/06/2023 07:08

(Teleborsa) - Le legislazioni nazionali dei maggiori paesi europei hanno dato un impulso importante alla parità di genere nei principali organi delle società quotate, ma sono ancora necessari progressi significativi per colmare le lacune esistenti, e l'attuale situazione richiede uno sforzo continuo e concertato per promuovere l'uguaglianza di genere in conformità con gli standard internazionali promossi dall'ONU, dall'OCSE e dall'UE. È quando emerge dallo Studio Comparativo sulla Parità di Genere, pubblicato oggi da Standard Ethics, agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità.

Il documento compara i risultati delle ricerche condotte sulle 20 maggiori quotate delle prime cinque economie europee (Spagna, UK, Francia, Germania e Italia). L'analisi sul campione di 100 aziende europee è stata impostata su tre marcatori: composizione quantitativa del consiglio di amministrazione in relazione ai generi rappresentati; pubblicazione da parte dell'azienda di una politica specifica per la parità di genere; allineamento alle indicazioni internazionali della politica dedicata all'uguaglianza di genere.

Dallo studio emerge che il 29% delle società raggiunge la parità di genere nel consiglio di amministrazione; in particolare, i paesi che contano un maggior numero di aziende allineate con il principio di parità di genere a livello apicale sono Francia (55%) e Italia (45%), seguono Regno Unito e Spagna (20%), Germania (5%). Il 16% delle società conta una figura di genere femminile in posizioni di vertice (CEO/presidente); l'Italia è il paese più virtuoso in questo (35%), seguita da Regno Unito e Spagna (15%), Germania (10%) e Francia (5%).

La maggior parte delle aziende non ha ancora adottato una specifica policy che impegni l'azienda verso la parità di genere: solo Italia e Spagna contano una azienda con una Gender Equality Policy incorporata nei processi di governance; le aziende che pur non avendo una politica specifica trattano comunque il tema nella loro Diversity & Inclusion Policy sono il 29% del campione; guidano la classifica Germania e Francia (40%), seguono Spagna (30%), Italia (25%) e Regno Unito (10%).

Il caso italiano, che ha visto un approfondimento esteso alle maggiori 40 per dimensione, è uno dei più virtuosi sia in riferimento alla parità di genere nel Cda sia in riferimento alle figure di genere femminile in posizione apicale. "Sicuramente, ha inciso favorevolmente la legislazione nazionale che ha contribuito a promuovere la presenza del genere meno rappresentato nei CdA - scrivono gli analisti - Tuttavia, sono possibili ulteriori margini di miglioramento in conformità alle indicazioni internazionali promosse da ONU, OCSE e UE".

Inoltre, nel caso italiano, Standard Ethics rileva una maggiore propensione dei consigli di amministrazione con parità di genere a nominare figure femminili nelle funzioni monocratiche apicali (amministratori delegati o presidenti). Una possibile correlazione che gli analisti sperano di approfondire in studi futuri e con campioni più significativi, e che possa fornire elementi statistici a sostegno di nuove misure legislative in materia.

(Foto: © rawpixel)

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