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Cooperative chiudono un 2023 positivo: attese più modeste per quest’anno

Cooperative chiudono un 2023 positivo: attese più modeste per quest'anno
(Teleborsa) – Le cooperative chiudono una 2023 molto positivo con una crescita di utili e produzione, nonostante le molteplici problematiche economiche e finanziarie che ne hanno condizionato l’operatività. “La chiusura positiva del 2023, con un’importante crescita del fatturato e la grande maggioranza delle imprese che registra un utile conferma le tendenze che si erano già evidenziate nel 2022 sulla scia della ripresa post-pandemica”, afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop, commentando i risultati dell’indagine congiunturale effettuata dall’Area Studi sugli andamenti delle cooperative.

Fra gli ostacoli, Gamberini ricorda gli alti costi delle materie prime energetiche e l’aumento dei tassi di interesse, che si sono riflessi in una contrazione degli investimenti. “I risultati della nostra analisi rafforzano le preoccupazioni già espresse sulle ripercussioni che il rallentamento complessivo dell’economia avrà sulle cooperative, maggiormente su quelle che operano nel mercato interno, ma anche sul fronte dell’export”, afferma Gamberini chiedendo al Governo misure ad hoc per proteggere gli investimenti.

Un 2023 ancora positivo

Dall’indagine emerge che le cooperative aderenti a Legacoop hanno chiuso il 2023 con indicatori positivi: l’80% ha registrato un utile, il 40% ha aumentato il valore della produzione (di queste, 4 su 10 registrano un incremento superiore al 10%) e il 27% anche l’occupazione. Risultati raggiunti nonostante la carenza di manodopera, l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, l’accresciuto costo del denaro.

Fra le imprese che hanno registrato un aumento del fatturato nel 2023, c’è una maggiore concentrazione nel settore consumo-distribuzione (54,5%), della cultura (53,8%) e della cooperazione sociale (45,9%); a livello dimensionale nelle grandi cooperative (62,5%) e, a livello territoriale, al Sud (43,3%). Per l’utile si segnalano le costruzioni (91,7%) e l’agroalimentare (87,0%); le grandi cooperative (95,8%) e il Nord (84%).

Sul fronte dell’occupazione, le cooperative che l’hanno aumentata sono concentrate nel settore della cultura (34,6%), dell’industria delle costruzioni (30,6%) e della cooperazione sociale (29,9%); a livello dimensionale nelle grandi cooperative (45,8%) e, a livello territoriale, al Sud (31,4%).

Aspettative più modeste in un contesto più debole

Quanto alle aspettative per i prossimi mesi, pur restando prevalenti le indicazioni di un quadro di stazionarietà della domanda (espresse dal 68% delle aziende) e di stabilità dell’occupazione (72%), cala di 9 punti percentuali (dal 26% al 17%) la quota di chi prevede un aumento della domanda e di 7 punti (dal 23% al 16%) la quota di chi prevede un incremento dell’occupazione. Previsioni che si iscrivono nel quadro generale di un crescente pessimismo sull’andamento del contesto macroeconomico italiano, dove cala di ben 11 punti (dal 18% al 7%) la quota di chi ne vede un’evoluzione favorevole, mentre cresce di 8 punti (dal 24% al 32%) la quota di chi prevede una dinamica in peggioramento.

Fra le coop che attendono una domanda stazionaria si rileva una maggiore concentrazione nei settori abitativo (40%), dell’industria delle costruzioni (25,0%), delle attività culturali (23,1%): e, a livello territoriale, al Sud (23,3%). Dinamiche analoghe si evidenziano per l’occupazione.

Resta positiva la propensione agli investimenti: stazionari per il 57,2%, il 26% ne prevede un aumento, a fronte del 16% che ha pianificato una riduzione (quindi con un saldo positivo di 11 punti). A livello di tendenza generale, il 37% delle cooperative prevede un consolidamento delle attività, il 31% una situazione di stabilità, il 10% un’espansione delle attività, l’8% la realizzazione di alleanze strategiche.

Tra i problemi che condizionano la propria attività, al primo posto la scarsità di manodopera (indicata dal 41%), seguita dall’aumento dei costi delle materie prime e dei materiali (31%) e, tutti con la percentuale del 26%, l’aumento dei costi energetici, l’aumento dei tassi di interesse, la liquidità a breve termine. Cresce poi di 20 punti percentuali, attestandosi al 35%, la quota delle cooperative che hanno riscontrato fattori negativi che condizionano l’export.