(Teleborsa) – “Il 2024 sarà l’anno del soft landing. Lo scenario è ampiamente scontato dal consenso, pur esistendo un certo margine di incertezza sulle sfumature che lo caratterizzeranno”. È la previsione Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, che si concentra sull’evoluzione della crescita e del suo impatto sull’inflazione. “La teoria troverebbe fondamento nella prevalenza delle dinamiche del ‘supply side’, secondo cui gran parte di quello che è successo nel periodo post Covid deriva da fluttuazioni dell’offerta, prima trattenuta dai lockdown, poi rilasciata e ora in fase di normalizzazione rispetto alla domanda. In questo quadro, l’inflazione potrebbe verosimilmente continuare a convergere rapidamente verso il target”, ha sottolineato.
“Tornando al consenso, per quanto riguarda l’Europa è sbilanciato verso un lieve rischio recessivo, che potrebbe aggravarsi qualora le tensioni geopolitiche in essere dovessero peggiorare ulteriormente. L’inflazione dell’area euro si prevede in discesa vicino al target del 2%, a meno di nuovi shock esogeni (per esempio sull’energia)”, fa notare Piersimoni. Sul fronte Usa le stime sono invece maggiormente divergenti: la maggior parte degli analisti stima una crescita vicina al potenziale e con un’inflazione in calo, ma ancora lontana dal target del 2%.
“Nel complesso – afferma il Senior Investment Manager di Pictet Asset Management –, il sistema economico Usa continua a mostrare una straordinaria elasticità e flessibilità, che sta consentendo una ripresa dei guadagni di produttività (1,5%). Quest’ultima, risalita al 2,4% sopra la tendenza storica (1,5%), tiene il passo (anzi supera l’andamento) dei salari reali, a loro volta finalmente tornati in territorio positivo (circa 1%) grazie a salari nominali in progresso del 4,1% con inflazione al 3,1%. Questa configurazione contribuisce alla tenuta dei margini aziendali (e quindi sostiene le valutazioni azionarie)”.
Quanto al resto del mondo, Piersimoni fa notare che nel corso d’anno ci saranno elezioni che coinvolgeranno ben 54 Paesi. Tra gli appuntamenti più importanti Indonesia, Taiwan, Corea, India e Sud Africa, a cui vanno aggiunte le elezioni del Parlamento Europeo, Regno Unito, Stati Uniti e Messico: “non tutte avranno delle rilevanti implicazioni di mercato. A rappresentare elementi di criticità sono le elezioni di Taiwan e quelle del Sud Africa, dove potremmo assistere a cambiamenti di policy“. Discorso a parte merita la Cina, su cui ci sono molti punti di domanda, motivo per il quale Piersimoni suggerisce cautela.
Azionario, 2024 anno del “soft landing”: Europa, Usa e i “rischi elettorali”
