(Teleborsa) – “Per il Prodotto interno lordo del 2021, calcolato in termini nominali, l’Istituto renderà nota venerdì una revisione al rialzo del livello compresa tra 1,8% e 2,1% rispetto alle stime diffuse il 1° marzo 2023 e, conseguentemente, un rialzo del tasso di crescita del medesimo anno”. Lo ha detto Monica Pratesi, Direttrice del Dipartimento per la produzione statistica in audizione sul PNRR, spiegando che “questa revisione è dovuta al recepimento di nuove fonti statistiche strutturali e in particolare del sistema informativo integrato per la stima delle variabili dei Conti economici delle imprese”.
Le prospettive a breve termine per l’economia italiana – prosegue Pratesi – analogamente agli altri principali paesi europei, “permangono incerte. Il clima di fiducia delle imprese dei diversi comparti è in calo da marzo, più accentuato per le imprese manifatturiere e del commercio al dettaglio, mentre per le costruzioni si registra un andamento più eterogeneo e nel complesso leggermente positivo. Il clima di fiducia nelle costruzioni rimane su livelli elevati, con attese di incrementi degli ordini e soprattutto dell’occupazione sia nella costruzione di edifici sia nelle opere di ingegneria civile”.
“Come noto – sottolinea ancora – il riequilibrio dei divari di genere, generazionali e territoriali rappresenta, un obiettivo del PNRR. In questa direzione, il Rapporto Annuale Istat del 2023 ha analizzato gli ampi divari che persistono sul mercato del lavoro e i fattori che concorrono a perpetrarli”.
“La partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in particolare, è molto legata ai carichi familiari, alla disponibilità di servizi per l’infanzia e la cura, ai modelli culturali. Nel 2022 il tasso di occupazione delle 25-49enni è l’80,7% per le donne che vivono da sole, il 74,9% per quelle che vivono in coppia senza figli, e il 58,3% per le madri”, osserva Pratesi sottolineando che “il divario a sfavore delle madri rispetto alle donne senza obblighi familiari si riduce sensibilmente per le donne con un più elevato titolo di studio. Per le laureate che sono economicamente indipendenti dalla famiglia di origine, il tasso di occupazione è superiore al 70% indipendentemente dal ruolo svolto in famiglia e in tutte le ripartizioni. Ne consegue un quadro molto eterogeneo, con un tasso di occupazione per le donne di 25-49 anni che varia da un minimo di 21,4% delle madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio a un massimo di 92,7% delle donne laureate che vivono da sole al Nord. Questi divari potrebbero essere parzialmente colmati attraverso il potenziamento dei servizi per la prima infanzia, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno dove sono più carenti,
ISTAT: prospettive per economia incerte, fiducia in calo
