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Spesa istruzione sotto la media europea: alto tasso di abbandono e troppi NEET

Teleborsa  |
26/06/2023 13:03

(Teleborsa) - L'Italia è un Paese che spende poco in istruzione e dove la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi è fra le più alte in UE, così come ila percentuale dei NEET, cioè di giovani che non si dedicano ad alcuna attività di studio o lavoro. E' quanto conferma una fotografia scattata dall'Istat, che ha pubblicato oggi il Rapporto "Noi Italia 2023".

Si spende poco in istruzione. Nel 2021, in Italia, la spesa pubblica per istruzione rappresentava il 4,1% del PIL, collocandosi ancora al di sotto della media UE, che nello stesso periodo era del 4,9%. Negli anni, vi è stato però un progressivo miglioramento del livello di istruzione delle persone tra i 25 e i 64 anni. Nel 2022, la percentuale di adulti poco istruiti era del 37,4%, con una quota di popolazione che ha conseguito al più il titolo di licenza media prevalente nella componente maschile (40,1%) rispetto a quella femminile (34,8%).

L'abbandono scolastico resta una piaga italiana. Elevatissimo l'abbandono scolastico che si conferma una piaga italiana. Nel 2022, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni d'età che hanno abbandonato precocemente gli studi è stata dell'11,5%, in calo rispetto alla stima del 2021, ma più elevato del benchmark europeo per il 2030 fissato al 9%. L'abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6%) delle ragazze (9,1%)ed è in media piò elevato nel Mezzogiorno (15,1%).

Pochi laureati. Nel 2022, la quota di giovani in possesso di un titolo di studio terziario (laurea) è del 29,2% tra i 25 e i 34 anni. Il divario di genere è molto ampio ed a favore delle donne (il 35,5% verso 23,1% dei ragazzi). Percentuali che si rivelano ancora lontanissime dall'obiettivo medio europeo recentemente ridefinito al 2030 che punta ad una percentuale del 45%.

L'Italia resta la patria dei NEET. Nel 2022, la quota di giovani che non lavorano e non studiano sulla popolazione di età tra i 15 e i 29 anni è stimata al 19% ed è più elevata tra le ragazze (20,5%) che tra i ragazzi (17,7%).

E della scarsa formazione. La partecipazione degli adulti alle attività formative - fondamentale per favorire l'occupabilità degli individui e la loro vita sociale e relazionale - interessava nel 2022 il 9,6% della popolazione nella fascia d'età tra i 25 e i 64 anni (il 9,4% della componente maschile e il 9,9% di quella femminile). La quota resta stabile rispetto al 2021, anno nel quale si è registrato un importante aumento, dopo il significativo calo del 2020 dovuto certamente alle limitazioni governative agli spostamenti e alle attività imposte per arginare la pandemia da COVID-19.

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