Dai mercati

EQUITA, le “Italian Champions” crescono ma restano problemi multipli e liquidità

EQUITA, le
(Teleborsa) – Le eccellenze italiane in Borsa non si trovano più solo nelle piccole e medie capitalizzazioni ma sempre più in gruppi di dimensioni rilevanti e con una governance più aperta al mercato. D’altra parte, la compressione delle valutazioni, sia in valore assoluto che rispetto ai peers internazionali, è un segnale di attenzione per la diminuita capacità dei mercati dei capitali domestici di sostenere i propri campioni nazionali. È una delle conclusioni a cui giunge la ricerca di EQUITA dedicata alle ITALIAN CHAMPIONS, i titoli italiani meglio performanti che rappresentano delle vere eccellenze italiane nei loro settori, con una analisi di come sono cambiate in questi anni.

Le “Italian Champions” del decennio 2013-23

Il portafoglio di titoli italiani con capitalizzazione superiore a 1 miliardo di euro che negli ultimi 10 anni (periodo di riferimento 1 ottobre 2012 – 30 settembre 2023) hanno sovraperformato il mercato è rappresentato da 40 nomi che vanno da Sesa (best performer con un total return del 987%, +27% medio annuo) a Saras (+126% total return o +8,5% medio annuo, leggera sovraperformance rispetto al +125% del mercato).

Tra questi 40 titoli, 21 appartengono al FTSEMIB e 19 al FTSEMID, con una presenza quindi ben bilanciata tra large caps e small-mid caps. In termini di settori di riferimento, la maggior parte dei titoli appartiene al settore industriale (10) e finanziario (10), seguiti da utilities (7), tecnologici (4), consumer (3) ed healthcare (3), rinnovabili (2) ed energy (1).

Come sono cambiate le Italian Champions negli ultimi 5 anni

La ricerca, a cura di Domenico Ghilotti, co-head dell’Ufficio studi di EQUITA, ha analizzato in particolare come sono cambiate le caratteristiche delle prime 10 aziende del paniere di oggi (Sesa, Reply, Stellantis, MOL, STM, Amplifon, Recordati, Interpump, TIP ed ERG), rispetto a 5 anni fa, quando avevamo condotto la nostra prima analisi sulle Italian Champions.

Dall’analisi emerge che: la capitalizzazione media del paniere è decisamente salita (circa € 12bn, quasi triplicata rispetto ai € 4bn del 2018) con una presenza di grandi gruppi che erano assenti nel 2018 (la capitalizzazione più elevata nel 2018 era inferiore a € 10bn contro i € 55bn di oggi); la maggioranza dei titoli (60%) è trattata ora sul FTSE MIB, rispetto al 40% nel 2018; il portafoglio vede l’ingresso di titoli del settore delle energie rinnovabili (ERG) che non erano presenti nel 2018 e una forte espansione dei titoli legati alla tecnologia (oltre a Reply, che si conferma nel paniere, sono entrate anche Sesa, STM e una fintech come MOL). Si confermano player come Recordati e Amplifon legati al settore healthcare. Entrano due industriali come Interpump (molto vicina alla soglia nel 2018) e Stellantis (capace di realizzare un’operazione transformational nel 2019 tale da rafforzarne il posizionamento competitivo e supportarne la performance) al posto di altre due industriali come Brembo e IMA (uscita dal mercato). Entra nel panel infine TIP, un operatore finanziario da sempre focalizzato in investimenti in titoli di eccellenza e che rispetto al 2018 ha ora ampiamente superato la barriera di € 1bn di capitalizzazione.

Inoltre: i titoli del paniere hanno registrato mediamente una crescita dei ricavi del 9% CAGR e degli utili del 24% CAGR nel decennio, confermando una forte vocazione all’export, che rappresenta mediamente oltre il 60% dei ricavi; si conferma una prevalente connotazione imprenditoriale/familiare per le aziende del paniere (8 su 10 hanno come azionista di riferimento l’imprenditore o la famiglia di fondatori), ma in strutture di controllo meno rigide, visto che oggi solo nel 30% di queste aziende l’azionista di riferimento detiene almeno la metà del capitale, percentuale che sale al 50% se guardiamo ai diritti di voto, grazie all’ampia adozione di azioni a voto maggiorato (presenti in 6 casi su 10).

Infine: la liquidità dei titoli rimane ancora un tema critico, con la media del panel che vede una liquidità giornaliera nei primi 9 mesi del 2023 di € 35mn, un numero però fortemente condizionato dalla Stellantis ed STM che hanno scambi medi giornalieri superiori a € 100mn (6 titoli su 10 del paniere hanno invece scambiato in questo stesso periodo meno di € 10mn al giorno); è cresciuta la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di credito, con il 60% dei titoli del paniere che ha fatto ricorso al mercato dei capitali contro il 20% nel 2018; è rimasto molto diffuso tra le aziende del paniere il ricorso all’M&A: per 9 società su 10 la capacità di acquisire e integrare aziende rappresenta una parte essenziale dei driver di crescita; nonostante la forte performance degli ultimi 10 anni, le valutazioni sono oggi più compresse rispetto a 5 anni fa, con un multiplo medio del paniere di 15x PE rispetto ai 19x del 2018 e con i singoli titoli che trattano per lo più a sconto rispetto ai titoli comparabili internazionali, sconto che non emergeva invece nel 2018.