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È già tempo di manovra: il governo ragiona su priorità e risorse

Teleborsa  |
28/08/2023 08:05

(Teleborsa) - È già tempo di manovra. Di ritorno dalla pausa estiva il governo è infatti chiamato ad aprire il cantiere per la Legge di Bilancio anche se solo informalmente visto che non comparirà nell'ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri post vacanze convocato per domani.
La riunione dell'esecutivo servirà ai partiti della maggioranza per avere un primo confronto sulle priorità e fare il punto sulle risorse disponibili.

In base a quanto emerso finora la legge di Bilancio si fonderà comunque tre pilastri: lavoro, famiglia, pensioni. Sul primo, la priorità è per tutti il rinnovo del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti, in vigore da luglio e in scadenza a fine anno. Una voce piuttosto pesante che vale 9-10 miliardi nella versione introdotta con il decreto primo maggio (7 punti per i redditi fino a 25mila e 6 per quelli fino a 35mila). In tema di detassazione delle tredicesime – uno degli obiettivi della delega fiscale – avanza l'ipotesi di anticiparla rispetto alla manovra per dare un segnale già sugli stipendi di dicembre. Una mossa anche elettorale anche in vista delle europee e che non dovrebbe avere un costo eccessivo, soprattutto se ci si limita ai redditi più bassi.

Sul fronte famiglia – altro tema che trova d'accordo tutti i partiti di maggioranza – spazio alle misure a favore della natalità e dei nuclei numerosi: dagli aiuti alle famiglie con tre figli, alle agevolazioni per chi assume mamme, al bonus per il secondo figlio. Un pacchetto che potrebbe costare sui 4-5 miliardi di euro e sul quale verrà dirottato il miliardo risparmiato con l'Assegno unico.

Le distanze maggiori sono sulle pensioni. Il vicepremier Antonio Tajani ha rilanciato l'aumento di quelle minime (portarle a 600 euro costerebbe 210 milioni), mentre la Lega si spinge oltre e non abbandona l'idea di Quota 41 – l'anticipo della pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall'età – che però andrebbe come minimo ridimensionata. Al momento si discute solo di piccoli aggiustamenti per le misure già esistenti: dovrebbe essere confermata Quota 103, ovvero la possibilità di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi e l'Ape sociale per i lavoratori disagiati, mentre Opzione donna potrebbe essere ritoccata allargando di nuovo la platea a chi ha 35 anni di contributi con un'età minima che potrebbe essere alzata.

Alla voce "uscite" andranno aggiunti i fondi per far partire il Ponte sullo Stretto (1-2 miliardi), la replica della tassazione agevolata sui premi di produttività, i fringe benefit (1-2 miliardi) e le spese indifferibili (6 miliardi). Senza contare l'avvio per la riforma dell'Irpef alla quale servirebbero 4 miliardi (ma si aspetterà la Nadef a fine mese per capire meglio i margini). Numeri che portano il conto della manovra già vicino a 30 miliardi, senza contare poi le richieste dei singoli ministri: quello della Sanità Schillaci ha già chiesto 4 miliardi, quello della PA Zangrillo ne vorrebbe 8 per i contratti pubblici.

Le entrate, per ora, sono ferme a 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def, 300 milioni della spending review, più risorse non quantificate che il governo punta a raccogliere dal nuovo rapporto "collaborativo" tra fisco e contribuente. Ci sarebbero i 2,5 miliardi dalla tassa sugli extraprofitti delle banche, ma si tratta di una cifra molto incerta, visto che Forza Italia ha già pronti emendamenti per modificare quattro punti della norma in Parlamento. Si punta ad escludere le banche di piccole dimensioni, a non far gravare la tassa sui titoli di Stato, a renderla deducibile, e a chiarire che si tratta di un'imposta una tantum.

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