Riguardo all’assetto, Freni ha detto che serve “un mercato più flessibile, un mercato al passo con gli altri mercati europei e un mercato che smetta di soffrire del nanismo strutturale di cui soffre il mercato dei capitali italiano – in generale anche quello europeo però quello italiano in particolare – un mercato che sganci le imprese dal bancocentrismo tipico del mercato italiano, perché il mercato italiano delle imprese è un mercato bancocentrico, ma perché il mercato dei capitali è sempre stato abbastanza fragile. Se tu rafforzi il mercato dei capitali, il bancocentrismo viene progressivamente meno“.
“È un rafforzamento che passa anche per i voti multipli, come pure sono stati inseriti, è un rafforzamento che passa per regole di governance più snelle, per controlli non meno effettivi ma certamente più efficaci e più veloci, cioè è un insieme di cose”, ha continuato, sottolineando che “non esiste la ricetta. Esiste un insieme di ricette che consentirà al mercato di capitali di avere quel respiro europeo che perlomeno fino ad oggi è mancato”.
Il Manifesto chiama in causa anche Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che negli ultimi anni ha fatto proposte molto efficaci a veicolare risorse al mondo delle imprese non quotate e nel venture capital, e ritiene che i temi siano maturi per un focus altrettanto efficace sul public equity.
“CDP può lavorare come sta continuando a fare dal lato dell’equity, può migliorare questo approccio, può certamente continuare a implementare il suo supporto alle imprese e può continuare a farlo, come ha ben fatto sino ad oggi, anche soprattutto in sinergia con altre realtà e soprattutto all’interno di un mercato regolamentato un po’ più ampio – ha detto Freni – Noi in Italia non abbiamo un solo mercato, almeno più mercati regolamentati, e abbiamo l’idea di dare omogeneità a questo settore, che non vuol dire un unico mercato ma regole flessibili, veloci”.
