Le criticità riscontrate dalla Corte, già nella fase della pianificazione, riguardano il rapporto tra l’individuazione dei sistemi idrici complessi e le singole opere da realizzare. La continuità, a livello nazionale, dell’approvvigionamento idrico e l’effettiva attenuazione delle dispersioni – osservano, infatti, i giudici contabili – non sono garantiti dai singoli interventi manutentivi o di ripristino, necessariamente limitati a specifiche aree, ma da un sistema complessivo di opere individuato preventivamente, che consenta la corretta misurabilità dell’obiettivo e delle singole fasi attuative.
In ogni caso, per taluni progetti (le dighe Rosamarina e Olivo), i soggetti attuatori hanno ammesso l’esistenza di problemi di copertura tali da imporre il ricorso a significativi finanziamenti aggiuntivi (pari anche al doppio dell’iniziale previsione di spesa) legati sia all’aumento dei prezzi di energia e materie prime, sia alle revisioni progettuali resesi necessarie.
Il notevole ritardo, rispetto al cronoprogramma degli interventi, con cui il ministero delle Infrastrutture ha avviato il monitoraggio diretto sui soggetti attuatori in modo sistematico (Dicembre 2022), ha indotto la magistratura contabile a raccomandare al Ministero stesso un’assunzione più incisiva dei poteri di coordinamento, monitoraggio, rendicontazione e controllo per assicurare l’effettiva governance sull’investimento.
