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Contratti a termine PA, UE: risposte non soddisfacenti dall'Italia, va avanti la procedura di infrazione

Teleborsa  |
19/04/2023 15:04

(Teleborsa) - La Commissione europea ha deciso, oggi a Bruxelles, di inviare un parere motivato all'Italia, secondo stadio della procedura comunitaria d'infrazione, per il recepimento non corretto nell'ordinamento nazionale della direttiva 1999/70/Ce del Consiglio Ue, che proibisce discriminazioni a danno dei lavoratori a tempo determinato nel settore pubblico e obbliga gli Stati membri a disporre misure atte a prevenire e sanzionare l'utilizzo abusivo di contratti o rapporti di lavoro a termine.

La Commissione, ha sottolineato in una nota, che la normativa italiana "non impedisce né sanziona in misura sufficiente l'utilizzo abusivo di contratti a tempo determinato in successione per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico e in particolare: insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola pubblica, operatori sanitari, lavoratori del settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico, personale degli istituti pubblici di ricerca, lavoratori forestali, personale volontario dei Vigili del fuoco". Inoltre, prosegue Bruxelles, alcuni di questi lavoratori "hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell'Unione".

La Commissione aveva già avviato la procedura di infrazione inviando una prima lettera di costituzione in mora alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da una lettera complementare di messa in mora nel dicembre 2020. "Sebbene l'Italia abbia fornito spiegazioni sulle proprie norme nazionali, la Commissione le ha ritenute non soddisfacenti e dà ora seguito alla sua valutazione con un parere motivato", ha precisato l'Esecutivo Ue.

L'Italia ha ora di 2 mesi per rimediare alle carenze individuate nel parere motivato. In caso di nuova risposta insoddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.

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