Infrastrutture, CAIA e CFA Society Italy fanno il punto su sfide e opportunità
(Teleborsa) - Secondo le stime del G20, la carenza di investimenti nelle infrastrutture raggiungerà a livello mondiale 13mila miliardi di euro al 2040, senza considerare gli investimenti infrastrutturali necessari per limitare i cambiamenti climatici e i danni ambientali, che porteranno la stima a 1300 miliardi di euro all'anno. A tale proposito, tutti i Paesi hanno stanziato fondi per finanziare in parte il fabbisogno infrastrutturale. In Italia, il PNRR prevede un piano investimenti per oltre 190 miliardi di euro al 2026, di cui il 60% riguarda investimenti in infrastrutture e mobilità. Considerando che l'Italia ha un gap infrastrutturale significativamente maggiore ad altri Paesi Europei e stimato al 2040 superiore a 300 miliardi di euro, sarà necessario attrarre investimenti privati attraverso operazioni di partenariato pubblico-privato, con un effetto leva rispetto alle finanze pubbliche. Di tali opportunità si è parlato durante l'evento CAIA che si è tenuto ieri a Roma sul tema delle infrastrutture, evidenziando anche le difficoltà derivanti dagli impegni assunti per la realizzazione degli sfidanti obiettivi contenuti nei piani. In particolare, sono emerse perplessità sulla capacità delle amministrazioni locali di mettere a terra gli investimenti pianificati nei tempi stringenti previsti dal PNRR e la necessità di formare competenze oggi non presenti.
Un evento dallo scopo formativo e divulgativo, per far luce sugli investimenti in infrastrutture, e fornire un quadro oggettivo direttamente dalla voce degli esperti, che investono e selezionano questa tipologia di asset. Il settore delle infrastrutture, infatti, offre grandi opportunità per gli investitori istituzionali, ed in maniera sempre maggiore, anche per quelli privati. Il tipo di progetti investibili può spaziare su vari ambiti, dal sociale, ai trasporti, ai servizi energetici regolamentati. L'evento, moderato da Alessandra Pasquoni, responsabile Finanza di ANIA, ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Laura Merlini, managing director EMEA di CAIA Association e di Matteo Riccardi, vice president, Board of Directors CFA Society Italy.
"Da un'analisi, condotta dal Centro di Ricerca Liuc su dati Prequin, – spiega Merlini – risulta che gli asset dei fondi infrastrutturali a livello globale sono cresciuti di quasi il 25% p.a. dal 2018 ad oggi, con una stima di crescita ulteriore dal 2022 al 2027 di oltre l'11% p.a. Anche l'attività di fundraising è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, con una dimensione media dei fondi che oggi è circa 5 volte più grande rispetto al 2013. Mediamente, gli investitori istituzionali hanno incrementato nei loro portafogli l'esposizione nelle infrastrutture, soprattutto i fondi sovrani, i fondi pensione pubblici e le assicurazioni. Tale tendenza è stata confermata dagli investitori intervenuti all'evento CAIA, che hanno evidenziato il contributo positivo delle infrastrutture nei portafogli in termini di diversificazione, flussi di cassa, protezione dall'inflazione e strategie di sostituzione del fixed income, confermando tuttavia una preferenza per strategie equity rispetto a quelle debt".
"Il confronto tra GPs e LPs – afferma la managing director EMEA di CAIA Association – ha evidenziato l'evoluzione che l'asset class ha subito negli ultimi anni, da investimenti prevalentemente nelle infrastrutture brownfield a progetti greenfield, con profili di rischio maggiori. In particolare, la fase di espansione nelle rinnovabili per note esigenze di sistema è stata condizionata da tre elementi di attenzione: accentuata volatilità dei prezzi dell'elettricità, conimpatti sul profilo rischio rendimento dell'investimento; aumento spropositato dei progetti disponibili, che richiede una selezione più accurata lato due-diligence e competenze multidisciplinari o organizzative specifiche; difficoltà nel processo di approvazione dei progetti, con l'Italia che mostra maggiori complessità dal punto di vista procedurale delle amministrazioni locali rispetto ad altri paesi, come la Spagna. L'esigenza di bilanciare l'investimento in impianti già in essere (con basso profilo di rischio ma minore rendimento atteso), e in impianti in costruzione (dove, a fronte di un rischio sviluppo, si ha una maggiore protezione contro oscillazione dei prezzi lato ricavi) rende necessario, da un lato integrare i processi di selezione degli investimenti infrastrutturali, guardando sempre più alla qualità dei progetti sottostanti e agli aspetti di sostenibilità, dall'altro implementare processi di monitoraggio periodico degli investimenti, al fine di ridurre i rischi. Non c'è dubbio che la migrazione verso progetti sempre più complessi richiede un innalzamento delle competenze sia per i gestori dei fondi, che per gli investitori che si trovano a selezionarli".
"L'italia si trova davanti ad un'opportunità irripetibile di investire le risorse del Next generation EU per favorire progetti di sviluppo e rilancio del paese. È però necessario far fronte alle difficoltà che ne stanno limitando l'implementazione. Durante l'evento – conclude Merlini – è emersa chiaramente l'esigenza di snellire e uniformare le procedure di approvazione dei progetti a livello di amministrazioni locali,per permettere l'implementazione degli obiettivi entro le tempistiche previste dai piani. È emersa altrettanto chiaramente la necessità di far fronte alla carenza strutturale di competenze necessarie per l'analisi e la selezione dei progetti, che richiedono un processo di formazione immediato e capillare".