(Teleborsa) – Clima caldissimo sul fronte geopolitico dopo i bombardamenti di Stati Uniti e UK sullo Yemen e l’esito delle elezioni a Taiwan che si sono concluse con la vittoria del candidato indipendentista, inviso alla Cina e senza la maggioranza in Parlamento.
“I bombardamenti USA e UK sulle postazioni degli Houthi nello Yemen fanno seguito ad una serie di attacchi alle navi in transito nel Mar Rosso, che hanno costretto oltre l’80% delle navi di grossa dimensione a circumnavigare l’Africa, con un conseguente aumento dei tempi di percorrenza e, soprattutto, dei costi dei noli. Il presidente Biden ha tenuto a sottolineare che, in concomitanza con i bombardamenti, è stato inviato un messaggio all’Iran, una sorta di segnalazione del fatto che gli intenti Usa non siano quelli di scontro, soprattutto in un anno delicato come il 2024, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo novembre”, spiega Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte.
Perché è così importante l’area medio Orientale? Cesarano sottolinea come “oltre allo stretto di Bab el-Mandeb e all’istmo di Suez, c’è il golfo persico con un altro stretto importante, quello di Hormuz. Traducendo questi due luoghi geografici in flussi commerciali: il Mar Rosso copre circa il 12% del commercio globale (merci + materie prime) di cui il 30% del traffico globale di container merci; mentre il Golfo Persico copre circa il 20% del petrolio globale (pari a circa 21 Mln b/d che ai prezzi correnti corrispondono ad oltre 1,6 Mld$) diretto principalmente verso Cina ed India e il 25% del gas liquido globale”.vv
Venerdì 12 gennaio, mentre il brent provava a forare al rialzo quota 80$/b, gli operatori hanno contestualmente rafforzato l’attesa di quasi 7 tagli da parte della Fed nel 2024, attribuendo una probabilità intorno al 75% all’ipotesi di partenza a marzo. L’evidenza più forte – si legge nell’analisi – “è rappresentata dai forti acquisti di Treasury a 2 anni, con il relativo tasso arrivato al 4,15%, al minimo da maggio 2023 La reazione può apparire contraddittoria: se il petrolio sale aumentano i rischi di un ritorno dell’inflazione, che dovrebbe frenare le banche centrali dal tagliare i tassi. Come allora può essere interpretata questa reazione? Gli operatori del comparto bond potrebbero aver seguito il seguente ragionamento”.
I possibili impatti sui mercati “Se non è in vista lo scontro diretto tra prime linee (Usa vs Iran e/o Usa vs Cina), ma il tutto è limitato alle “seconde linee” (Usa vs Houthi), allora vi possono essere delle tensioni sui prezzi delle rotte commerciali tali da aumentare il rischio di un rallentamento/recessione delle economie occidentali (Europa in primis). Per scongiurare questo rischio, le banche centrali, in primis la Fed, sarebbero chiamate ad un allentamento corposo e tempestivo della politica monetaria. Lo scorso venerdì si è avuta la possibilità di leggere più in profondità il ragionamento degli operatori, di fronte ad un’escalation delle tensioni in Medio Oriente senza però il coinvolgimento diretto dei “pesi massimi”.
Cina, “carta” chip Un’indicazione utile anche per i prossimi mesi, nel caso di prolungamento delle tensioni sul Mar Rosso, stando sempre in guardia su quanto l’Iran rimarrà a margine del conflitto, limitandosi ad un appoggio indiretto alle milizie Houthi e ad altre sciite nell’area.
Allo stesso tempo – conclude Cesarano – “la Cina potrebbe orchestrare manovre militari meramente dimostrative e, in parte, anche implementare dazi e/o ostruire i canali di approvvigionamento di Taiwan via via che ci si avvicinerà alla cerimonia di insediamento del neopresidente, prevista per il prossimo 20 maggio. Le eventuali rappresaglie potrebbero riproporre temporaneamente una fase di scarsità relativa di chip, aumentandone i prezzi e, soprattutto, rallentando la filiera produttiva globale, vista l’importanza strategica dei chip”.
Da attacchi in Yemen a elezioni Taiwan: quali impatti sui mercati?
