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Credito, effetto austerity BCE su tassi depositi e prestiti

Teleborsa  |
18/07/2023 13:04

(Teleborsa) - Frenano i prestiti a imprese e famiglie a giugno, registrando un decremento dell'1,5% rispetto allo stesso mese del 2022, quando si era registrata una crescita del 3,2%, mentre a maggio si è registrato un calo dell'1%. I prestiti alle imprese a maggio sono diminuiti del 2,9% e quelli alle famiglie sono cresciuti dello 0,8%.

La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche (sia in gestione sia detenuti direttamente dalla clientela) registra un incremento di oltre 213 miliardi tra maggio 2022 e maggio 2023, di cui 118,7 miliardi riconducibili alle famiglie, 27 miliardi alle imprese e il restante agli altri settori (imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione). La raccolta obbligazionaria a medio e lungo termine è cresciuta a giugno rispetto ad un anno prima (+14,3%), mentre i depositi sono scesi del 4,1% rispetto a un anno prima. La dinamica della raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) è risultata a giugno 2023 in calo del 2,3% su base annua.

Gli effetti della politica restrittiva della BCE - sottolinea l'ABI - possono cogliersi nelle principali grandezze del mercato bancario in Italia, a cominciare dai forti incrementi dei tassi sui depositi, che hanno raggiunto a giugno il 3,23%, con un incremento di 294 punti base rispetto allo 0,29% di giugno 2022 (ultimo mese prima dell'inizio dei rialzi dei tassi d'interesse ufficiali). Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni a tasso fisso è pari al 3,63% (1,31% a giugno 2022).

Crescono anche i tassi di interesse sulle operazioni di finanziamento: il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni (mutuo) è salito al 4,27% dal 2,05% di giugno 2022 ed il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 4,86% (1,44% a giugno 2022). Il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 4,25%.

A maggio 2023 le banche operanti in Italia detenevano titoli di stato italiani per un valore di 380 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 372,8 miliardi detenuti a fine 2022.

Le sofferenze nette (cioè al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) sono state 15,3 miliardi di euro, in aumento di circa 1,1 miliardi rispetto a dicembre 2022. Se confrontato con il livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), il calo è di 73,5 miliardi. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è in aumento allo 0,89% a maggio 2023 rispetto allo 0,81% di dicembre 2022 (era al 4,89% a novembre).

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