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Ricerca Equita-Bocconi: Italia indietro su contributo società quotate al PIL

Teleborsa  |
28/06/2023 10:08

(Teleborsa) - Avere una giusta scala e fame di crescita permette alle aziende di avere un impatto complessivo significativo sull'economia, in quanto possono creare occupazione diffusa e attuare una seria politica ESG, possono effettuare investimenti in innovazione e ricerca e sviluppo, possono sviluppare un portafoglio diversificato che le protegga dai rischi e offra opportunità, senza dimenticarsi che le grandi imprese sono uno strumento della diplomazia economica, sostenendo la politica estera del Paese e rendendola più visibile. È quanto emerge da una nuova ricerca di Equita, la principale investment bank indipendente in Italia, e Università Bocconi, che sottolinea anche come l'Italia sia indietro su questa sfida.

Analizzando come le società quotate contribuiscono al PIL, emerge come l'Italia sia il paese con il dato più basso tra le grandi economie deel'eurozona: nel 2021 la capitalizzazione di Borsa Italiana in percentuale del PIL italiano si è attestata al 43,1%. Lo stesso indicatore per la Germania nel 2021 è stato del 61,4%, a dimostrazione che la Borsa di Francoforte ha contribuito per oltre la metà al PIL totale del paese. In Francia, invece, un rapporto del 127,8% mostra che Euronext Paris era più grande della dimensione dell'intera economia francese misurata dal PIL.

Inoltre, nel 2021 i ricavi medi delle società quotate con sede in Italia sono stati di circa 1,5 miliardi di euro, mentre la stessa cifra è stata di 2,9 miliardi di euro per la Francia e 2,4 miliardi di euro per la Germania. In particolare, nel 2021 i ricavi delle società quotate in Italia hanno rappresentato il 32,4% del PIL totale, in Germania il 67,8%, mentre in Francia tale dato è pari al 78,2%, quindi più del doppio dell'incidenza delle imprese italiane sul PIL.

Dati interessanti sono anche quelli su gettito fiscale e occupazione. I dati del 2021 mostrano che l'impatto fiscale delle società quotate sulle economie nazionali in cui operano è stata più elevata in Francia, dove le imposte versate dalle società quotate hanno rappresentato il 75% del gettito fiscale totale, seguita dalla Germania con il 40,5% e quindi dall'Italia, dove le società quotate hanno contribuito solo per il 35,8%.

Osservando il peso della forza lavoro delle imprese quotate sul totale della forza lavoro dei tre paesi, si può notare che è rimasto pressoché stabile nel periodo 2018-2021: in Francia era di circa un terzo (33,1%), mentre in Germania era di circa il 16,1%; l'Italia ha mostrato il punteggio più basso con circa il 7,1%. Nel 2021, una famiglia francese su cinque (25,6%) era impiegata presso una società quotata. Lo stesso dato era del 16,1% per le famiglie tedesche e solo del 7,1% per le famiglie italiane.

Per promuovere la crescita e affrontare questi problemi, il report di Equita e Università Bocconi avanza quattro proposte concrete. In primo luogo, il supporto alle operazioni di M&A è "fondamentale per costruire le basi del consolidamento" e "in questo processo possono giocare un ruolo decisivo gli incentivi fiscali, come un maggior margine di deducibilità sui merger deficit e una riduzione della tassazione complessiva per alcuni anni successivi all'acquisizione". In secondo luogo, "va promosso il ricorso al mercato azionario per proteggersi dal rischio di eccessivo indebitamento e sovraindebitamento" e "l'obiettivo dovrebbe essere quello di raddoppiare il numero delle società quotate, e la nuova casa Euronext deve essere utilizzata per raggiungere questo obiettivo".

In terzo luogo, occorre "promuovere il dibattito, la discussione e la ricerca sui modelli di crescita per trovare modi per fare il salto dimensionale necessario per la crescita. Ciò può includere opzioni per la crescita interna, la costruzione di conglomerati o fusioni e acquisizioni". Occorre, infine, "sfruttare appieno gli sforzi europei per rafforzare i circuiti dei mercati dei capitali, in particolare quelli con un focus speciale sulle PMI (Technical Expert Stakeholder Group on SMEs) e il tentativo del governo italiano di rilanciare il mercato italiano.

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