Solo un milione e mezzo nel 2021: Unrae, Centro studi Promotor e Federauto certificano la crisi del settore. Negli ultimi mesi un recupero solo apparente
ROMA – L’automotive è ancora nel pieno della ‘tempesta perfetta’. La carenza dei semiconduttori e delle materie prime, gli effetti della pandemia, le incertezze legate alla transizione ecologica, le tempistiche indicate dal pacchetto ‘Fit for 55’ in materia di riduzione di emissioni di Co2 stringono in una morsa ferrea il settore che si avvia a chiudere un anno particolarmente pesante senza che all’orizzonte si intravvedano, al momento, segnali di schiarita. A poche settimane dalla fine dell’anno, è già tempo di bilanci e i numeri parlano chiaro: le stime degli operatori prevedono a consuntivo un livello di immatricolazioni nel 2021 intorno a quota 1,5 milioni di auto.
Guardando a ritroso, la fotografia dell’anno è a tinte fosche. Il 2021 parte già in affanno con due cali a doppia cifra nei primi due mesi: -14,03% a gennaio rispetto allo stesso mese del 2020 e -12,34% annuo, cioè di due mesi pre-covid. Poi, è vero, arriva il forte rimbalzo di marzo, addirittura a tripla cifra: +497%. Ma per quanto eccezionale è, comunque, atteso visto che il dato si confronta con il primo mese in cui è iniziato il lockdown del 2020. E ci hanno pensato gli addetti ai lavori a spegnere subito gli entusiasmi: confrontando, infatti, il dato con quello dell’ultimo mese ‘normale’, marzo 2019, si registra un calo del 12,7%. Il boom prosegue ad aprile con un balzo ancora più eccezionale del 3.276% rispetto allo stesso mese del 2020, primo mese di chiusura totale che aveva visto un azzeramento di fatto della domanda. Ma anche in questo caso, quello più veritiero è il raffronto con il 2019 che mostra una flessione del 17,1%.
Percentuali, quelle di marzo e aprile, che si ridimensionano decisamente a maggio che, comunque, registra un aumento importante +43% rispetto allo stesso mese del 2020, mese, va ricordato, di lockdown parziale. Rispetto a maggio 2019 il calo è del 27,9%. A giugno la ripresa perde ancora slancio per ripiegare su un +12,6% annuo, con una flessione del 13,3% rispetto a due anni fa. La prima doccia fredda arriva poi nel pieno dell’estate. A luglio, il mercato registra 110.292 immatricolazioni di nuove auto, il 28,1% in meno rispetto allo stesso mese del 2019, e il 19,4% rispetto al 2020, quando il mercato si stava rimettendo in moto dopo il lockdown. Leggermente più contenuta è la perdita di agosto, -27,3% rispetto al 2020. È a settembre che scatta l’allarme rosso con un nuovo tonfo che amplia la flessione a -32,7%.
Il Centro Studi Promotor denuncia il “drammatico crollo” che “si abbatte su un settore, già fortemente penalizzato dalla pandemia. La causa del crollo è la crisi nelle forniture di microchip che è anch’essa legata alla pandemia”. Ottobre segna -35,74% e l’ultimo dato, quello di novembre arrivato pochi giorni fa, mostra un -24,63%. I volumi immatricolati nei primi undici mesi del 2021 ammontano, così, calcola l’Anfia, l’associazione dei costruttori automobilistici, a 1.371.166 unità, l’8,6% in più rispetto ai volumi del periodo gennaio-novembre 2020. Rispetto al 2019, il periodo gennaio-novembre 2021 risulta in calo del 22,8%.
Un’altra batosta, quella di novembre, per il mercato dell’auto, commenta Csp: “incide pesantemente sul bilancio delle immatricolazioni la crisi dei microchip”, anche se, spiega, l’impatto della crisi sembra essersi attenuato mentre pesa la situazione economica generale (39% di indicazioni), l’emergenza sanitaria per il coronavirus (30%) e la demonizzazione del diesel (28%). A tutto ciò si aggiunge che i finanziamenti per gli incentivi alle auto a zero emissioni o a basse emissioni e per quelle ad alimentazione tradizionale con emissioni non superiore a 135 grammi di CO2 al chilometro sono ormai completamente esauriti e, al momento, non si può prevedere se e quando verranno rinnovati.
Sulla base delle dinamiche in atto, dunque, si può prevedere che il mercato dell’auto chiuda il 2021 “con 1.460.000 immatricolazioni, un livello veramente infimo, se si considera che per assicurare la regolare sostituzione del parco circolante italiano occorre un volume di immatricolazioni di 2.000.000 all’anno”, denuncia Csp. La conclusione “è che il parco circolante italiano di autovetture, che è il più vecchio d’Europa, sarà ancora più vecchio, più inquinante e meno sicuro”.
Novembre è il “quinto mese consecutivo con flessione a doppia cifra che porterà l’anno a chiudere sotto 1,5 milioni di pezzi: un livello davvero critico”, incalza Federauto che parla di ‘tempesta perfetta’ e che lancia anche un grido di allarme sulla situazione occupazionale dei concessionari. La contrazione delle reti distributive di auto, con un ruolo sempre maggiore delle case che entrano direttamente nel mercato di vendita, può mettere a rischio, avverte, circa 60-70mila posti di lavoro nelle concessionarie italiane.
Su come invertire la rotta sembra esserci ancora nebbia fitta. Al momento, spiega Federauto, il ddl Bilancio per il 2022 non prevede alcun finanziamento per l’acquisto di veicoli a zero e basse emissioni. La speranza è ora quella di un emendamento governativo alla manovra per un piano d’azione strutturale e specifico per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri. Per l’Anfia, occorre prevedere un piano strutturale almeno su tre anni e con una dotazione adeguata per evitare che l’Italia sia l’unico Paese europeo a non instradare e supportare i consumatori nell’acquisto di auto a zero e a bassissime emissioni,
Per l’Unrae, non si può accompagnare in modo efficace e sostenibile la transizione verso la decarbonizzazione se non si interviene sostenendola domanda con un piano strutturale e pluriennale anche per il ricambio del parco circolante. Ma purtroppo, lamenta l’Unrae, si deve constatare un certo disinteresse nelle Istituzioni di governo per il comparto automotive e il suo indotto, un settore produttivo che occupa1,2 milioni di lavoratori e garantisce un gettito fiscale di 76 miliardi di euro l’anno. In questo quadro, Anfia, Federauto e Unrae hanno inviato nei giorni scorsi una lettera alla Presidenza del Consiglio chiedendo un incontro per illustrare le proprie proposte di intervento per la riconversione della filiera industriale, di sostegno al mercato e di sviluppo infrastrutturale per le nuove tecnologie.