Minocrazia: il governo della minoranza può dirsi davvero democrazia?
È la domanda che pone il fondatore del Quotidiano di Sicilia, Carlo Alberto Tregua, di fronte a un dato sempre più evidente: l’affluenza alle urne continua a calare e, di conseguenza, chi governa viene eletto da una quota sempre più ridotta di cittadini.
Un fenomeno che solleva interrogativi profondi sulla tenuta del sistema democratico. Se la democrazia è, per definizione, il governo del popolo, cosa accade quando la maggioranza del popolo sceglie di non partecipare al voto? Il rischio è quello di una “minocrazia”, un sistema in cui il potere decisionale è esercitato da una minoranza attiva, mentre una maggioranza silenziosa resta ai margini.
La crescente disaffezione verso le urne non è solo un problema statistico, ma politico e culturale. Meno partecipazione significa meno rappresentatività, meno legittimazione e, in ultima analisi, una frattura sempre più ampia tra cittadini e istituzioni. Un tema che chiama in causa la qualità della politica, la credibilità delle classi dirigenti e la capacità dello Stato di coinvolgere e rappresentare realmente la società.
La domanda resta aperta: può dirsi pienamente democratica una forma di governo che nasce dal consenso di pochi? Una riflessione che va oltre i numeri e investe il senso stesso della democrazia contemporanea.
