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Dalla Chiesa battè le BR, Politica vs Dalla Chiesa

Dalla Chiesa battè le BR, Politica vs Dalla Chiesa

Trent’anni di mistero irrisolto

In queste settimane, la rete ammiraglia della Rai sta trasmettendo otto episodi sulla vita di Carlo Alberto Dalla Chiesa, carabiniere e poi prefetto.
La vicenda è narrata in modo asciutto, anche se non sappiamo quanto sia aderente al vero svolgimento dei fatti, proprio perché essi non sono stati ancora determinati con precisione essendovi una nebbiolina che ne nasconde i contorni, e non solo.

Un dato certo emerge e cioè che l’allora Generale, che inventò i Corpi speciali, riuscì a mettere le mani sui capi delle Brigate rosse, Pinerolo Renato Curcio, Alberto Franceschini, Mara Cagol, Rocco Micaletto, Patrizio Peci, Giovanni Senzani ed altri. Col ché quel movimento si disciolse come neve al sole una volta che vennero a mancare i punti di riferimento.
Il successo di Dalla Chiesa fu determinato non solo dalla sua abilità organizzativa e investigativa, non solo dall’avere messo insieme dei bravissimi poliziotti dotati di fiuto, coraggio e grandi capacità, ma anche dall’intuito e, per un pizzico, dalla fortuna.

In questo quadro, non bisogna trascurare che il governo dell’epoca, assediato dall’indignazione dei/delle cittadini/e, dette il massimo appoggio al Generale sia in termini di normative che in termini di organizzazione e supporto a tutte le sue azioni.
Cosicché, con ordine e metodo, Dalla Chiesa riuscì a smantellare quella rete che di organizzazione aveva ben poco, anche se poté contare sui silenzi e sull’ideologia diffusa, fonte di tanta omertà.

Altra vicenda e altre circostanze riguardano la chiamata del Generale, promosso prefetto di Palermo, con l’incarico di ripetere il successo ottenuto sulle Brigate rosse, questa volta contro la mafia.
Dalla Chiesa sperimentò ancora sul campo i suoi metodi organizzativi e scientifici, sperando di potere replicare il successo già ottenuto in precedenza.
Capì, forse con ritardo, che in questa vicenda giocavano altri interessi, di livello più alto fino a raggiungere il ceto politico. Cosicché, non solo egli non venne aiutato, ma spesso, con lunghi silenzi e altrettanto lunghe omissioni, venne ostacolato, anche sostanzialmente.

E tuttavia, il Prefetto Dalla Chiesa – uomo tosto e di forte carattere – continuò nella sua azione sistematica, tendente a scalfire il potere dell’Organizzazione criminale in Sicilia e in particolare a Palermo. Ma andò oltre certi limiti, per cui il vertice della mafia decise che dovesse essere eliminato.
Cosicché preparò l’attentato, per altro facilitato dallo stesso Prefetto in quanto andava in giro con la giovane moglie su una A112 non blindata. E la sua eliminazione fu cosa fatta.

Per altro verso, il presidente della Regione, Piersanti Mattarella, fu eliminato perché tentò di togliere da tutti gli affari regionali le infiltrazioni mafiose.
Dopo Dalla Chiesa e Mattarella, toccò a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel momento stesso in cui cominciarono a mettere le mani nel groviglio di interessi che accumulavano istituzioni, imprese e mafiosi: la via del denaro.
La situazione è chiara, solo i ciechi non possono vederla, mentre altri non vogliono vederla.

Lunedì è stato arrestato Matteo Messina Denaro, dopo ventotto anni di latitanza. Il capo della Procura di Palermo, Maurizio De Lucia, ha detto che non vi è stata alcuna soffiata né delazione, bensì che l’arresto è stato il frutto di un’investigazione rigorosa, costante e anche un pizzico fortunata. Ne prendiamo atto.

Pensare che un delinquente venga arrestato dopo ventotto anni la dice lunga sia sui metodi investigativi che, soprattutto, sulle connivenze e sugli aiuti che il latitante ha avuto in questi quasi trent’anni.
Messina Denaro è stato catturato a seguito della bontà delle investigazioni e/o anche perché gettato in pasto alle leggi italiane da chi non lo sopportava più? Non sappiamo, né vogliamo rispondere, ma resta il fatto che se non ci fosse stata l’eliminazione della rete protettiva che fino a oggi aveva evitato al galeotto di essere arrestato, probabilmente il ricercato sarebbe rimasto tale.
È vero che la capacità investigativa è sempre più affinata e digitalizzata, ma finché vi sono protezioni di vario genere, difficilmente successi come questo si potranno ripetere, nonostante la bravura delle Forze dell’Ordine.