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martedì 18 Maggio 2021

Orlando cerca, con la votazione in consiglio comunale sull’aumento della Tari, ma non c’è solo quella, lo scontro finale

Orlando cerca, con la votazione in consiglio comunale sull’aumento della Tari, ma non c’è solo quella, lo scontro finale. Potrebbe essere la sua exit strategy.

Per cosa? Per un colpo di teatro del vecchio marpione democristiano alla Arafat. Le temute, per tanti consiglieri, sia di opposizione che di maggioranza, dimissioni.

Un incubo per tutti gli addetti ai lavori che si farebbero trovare non pronti per un voto accelerato in autunno. Le coalizioni ancora non ci sono, confuse alla ricerca di un centro di gravità permanente, che ci ricorda il grande euclideo di Milo.

Il centrosinistra sventolerebbe sul ponte la bandiera bianca non sapendo a chi affidarsi, ma anche il centrodestra non avrebbe una quadra su nomi certi e perimetri incerti.

Non c’è dubbio che sarebbe uno scacco al re del sistema
politico locale, che porterebbe subbuglio in tutta l’isola. Perché farebbe
precipitare i giochi sottotraccia per le elezioni regionali, i modelli classici
e quelli Giuditta.

Ma perché Luca ci porterebbe a questo settembre nero della
politica siciliana? Per restare protagonista, per non finire nell’oblio di un
fallimento politico e amministrativo, fra buche stradali e roghi di munnizza fra
imprecazioni di cittadini imbestialiti e indagini su assessori al di sopra di
ogni sospetto. Per affermare che nel bene e nel male non ci sarà una dipartita normale,
dopo 36 anni di regno incontrastato. La sua vita è stata fuori dall’ordinario e
non passerà consegne ad alcuno.

Anzi è più probabile che alzi il livello del contendere
puntando, dopo la candidatura per interposta persona, allo scranno di Orleans.
La tanto agognata e mai raggiunta Regione Siciliana. Per proclamarsi non più Califfo
di Palermo ma difensore del Corano di Filaga, il nuovo Sal – ah – din,
difensore della fede dei diritti orlandiani e Signore di un’isola mediorentale.
Un’isola geopoliticamente indipendente da qualunque magnete che non sia il suo.
Il centrosinistra è evidentemente terrorizzato da una ipotesi del genere, ma
non avrebbe come opporvisi, non avendo costruito e coltivato solide leadership,
anzi avendo giocato sempre alla loro dissoluzione. Lui questa partita la perse
20 anni fa, ma allora esisteva un’isola moderata e di buon senso che rifiutò
l’avventura orlandiana. Oggi nella crisi dei partiti, addomesticati da Draghi, tutto
può succedere.

Ovviamente Luca smetterà il ruolo dell’Orlando Innamorato
dei diritti e impugnerà la durlindana dell’Orlando furioso. Mettendo a ferro e
fuoco tutti i briganti dell’isola.

Probabilmente oltre che nuove insegne il Leviatano che è in lui sarà costretto, per la povertà dei mezzi del suo regno, ad uscire dalla zona euro. Ma non ci sono problemi torneremo ai Tarì.

Gatto Silvestro

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