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Dall’Università di Catania un Master in Lingua dei segni italiana

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Dall’Università di Catania un Master in Lingua dei segni italiana

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giovedì 03 Giugno 2021

Il primo ad essere attivato negli atenei della penisola dal prossimo anno accademico (2021-2022), dopo il riconoscimento in Italia col Decreto Sostegni della Lingua dei Segni Italiana del 19 maggio.

Un master in Teorie e Tecniche di Traduzione e Interpretazione Italiano-Lingua dei Segni Italiana e LIS-Italiano.

Il primo ad essere attivato negli atenei della penisola dal prossimo anno accademico (2021-2022), dopo il riconoscimento in Italia col Decreto Sostegni della Lingua dei Segni Italiana (LIS) del 19 maggio scorso, grazie all’Università di Catania tramite la Struttura Didattica Speciale in Lingue e Letterature straniere di Ragusa.

Il master, che prevede anche la formazione in LIS tattile, consentirà la formazione di figure altamente specializzate e molto richieste non appena le strutture pubbliche dovranno dotarsi di servizi adeguati per rispondere ai bisogni linguistici delle persone sorde e sordo-cieche.

Ancora una volta, dunque, l’Università di Catania si conferma “pioniere” in questo ambito formativo visto che già dal 2015 (anche in questo caso tra i primi tra gli atenei italiani) aveva inserito la Lingua dei Segni Italiana come lingua a scelta nel corso di laurea in Mediazione Linguistica Interculturale nella sede di Ragusa.

«Questa lingua è insegnata da un lettore sordo madrelingua LIS e da due docenti udenti specializzati nella linguistica della LIS, come d’altra parte avviene per le altre lingue straniere – spiega la prof.ssa Sabina Fontana, docente di Linguistica Generale e Linguistica della Lingua dei Segni della Sds di Ragusa -. L’Università di Catania rappresenta una realtà formativa pioneristica in questo settore dato che soltanto alla Cà Foscari di Venezia è possibile trovare un altro polo dove la LIS si insegna con un lettore sordo come qualsiasi altra lingua straniera».

Adesso il master con la formazione in LIS tattile che l’ateneo catanese aveva già messo in cantiere prima del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana avvenuto soltanto lo scorso 19 maggio con l’Italia che finalmente si è adeguata agli altri Stati europei e alla Convenzione ONU per le pari opportunità delle persone con disabilità del lontano 2009.

«Il riconoscimento arriva con l’approvazione del Decreto Sostegni – aggiunge la prof.ssa Fontana -. In questo modo la Repubblica italiana, oltre a riconoscere l’importanza di figure come l’interprete di LIS e di LIS tattile, evidenzia anche il ruolo centrale delle università nella formazione e nell’aggiornamento di queste figure professionali». 

Un ruolo che, in quest’ambito, ha visto sempre l’Università di Catania rivestire il ruolo di protagonista. «Il nostro ateneo, infatti, è anche capofila del Centro interuniversitario “Cognizione, Linguaggio e Sordità” a cui aderiscono altre università come la Cà Foscari, Trento, Milano-Bicocca e Palermo e da diversi anni realizza diversi progetti di ricerca a livello nazionale e internazionale basti pensare all’innovativo progetto di riconoscimento automatico della LIS in corso di elaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Elettronica e Informatica dell’Università di Catania che potrebbe avere impatti importanti nell’inclusione delle persone sorde, ma anche in diverse dimensioni educative e didattiche».

«Garantire servizi di qualità a tutte le persone sorde affinché sempre più studenti sordi possano accedere all’università è uno degli obiettivi centrali del Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata dell’ateneo catanese – continua la docente -.  Perché questo accada è necessario che la formazione dei professionisti che operano con la LIS e con le persone sorde sia equiparata a quella dei professionisti delle altre lingue e avvenga pertanto nei percorsi formativi già previsti negli atenei, così come avviene in altri paesi europei. Se così non fosse si rischierebbe di attivare percorsi di formazione inadeguati che manterrebbero le persone sorde in una condizione di marginalità sociale e culturale».

«Occorre quindi ribadire che la LIS è una lingua e non uno strumento per l’accessibilità come qualcuno ancora continua ad affermare – aggiunge la prof.ssa Fontana -. Paragonare una lingua ad uno strumento significa ignorare la complessità della comunicazione che struttura l’essere umano a livello cognitivo e sociale.

La LIS è la lingua delle persone sorde e può diventare anche la lingua delle persone udenti se si promuovono progetti adeguati di bilinguismo basati su obiettivi chiari e una visione consapevole del ruolo delle persone da coinvolgere. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che qualsiasi percorso formativo di LIS va sempre costruito con il coinvolgimento di persone sorde qualificate secondo il principio promosso dalla stessa convenzione».

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