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Dati rubati in Sicilia, il 9.3% degli utenti ha ricevuto un alert

Dati rubati in Sicilia, il 9.3% degli utenti ha ricevuto un alert
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Questo, a conferma della diffusione del fenomeno e delle difficoltà che incontrano gli utenti nel difendersi da attacchi come phishing, smishing, vishing, spear phishing

In aumento gli alert inviati sull‘open web, nonostante la maggior parte continui a riguardare il furto di dati personali sul dark web, a conferma della diffusione del fenomeno e delle difficoltà che incontrano gli utenti nel difendersi da attacchi come phishing, smishing, vishing, spear phishing e dall’impiego di infostealer, in grado di colpire i dispositivi senza che la vittima se ne accorga.

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“Come si evince dalle evidenze dell’osservatorio Cyber di CRIF, tra le regioni in cui vengono allertate più persone troviamo la Sicilia (9,3%) al terzo posto dopo Lazio (17,1%) e Lombardia (14,7%). Segue la Campania (7,9%), anche se in proporzione sono gli abitanti di Molise, Piemonte, Umbria e Valle d’Aosta che ricevono più alert – afferma Gabriele Urzì dirigente nazionale Fabi e responsabile salute e sicurezza Fabi Palermo. Complessivamente, il 36,4% degli utenti ha ricevuto almeno un alert nel primo semestre 2025, di cui l’86,7% riferito a dati individuati sul dark web, mentre solo il 13,5% è legato a dati rilevati sul web pubblico”. “

Le fasce più coinvolte a livello di età: spicca quella tra 51 e 60 anni

Tra gli utenti privati italiani avvisati dai servizi di protezione Crif, le fasce d’età maggiormente coinvolte sono quelle dei 51-60 anni (26,7%), seguite dai 41-50 anni (25,6%) a pari merito con gli over 60 (25,6%). Gli uomini costituiscono la maggioranza degli utenti allertati, pari al 64,8%.

Per quanto riguarda i dati più frequentemente rilevati sull’open web, ovvero accessibili pubblicamente, nel primo semestre 2025 sono stati l’e-mail (51,6%) e il codice fiscale (43,8%), seguiti dal numero di telefono (2,2%), username (1,3%), indirizzo (1%) e iban (0,1%). Sul dark web, invece, le informazioni più spesso rilevate nel primo semestre 2025 sono le credenziali e-mail, seguite da numeri di telefono, codici fiscali, domini e-mail e carte di credito”. “Ovviamente la sottrazione e la contraffazione di dati personali hanno risvolti pesanti nel settore bancario. Una volta ottenute le informazioni, i truffatori riescono ad accedere ai conti correnti, effettuare bonifici fraudolenti e richiedere prestiti a nome delle vittime. Gli istituti bancari stanno investendo in sistemi di autenticazione avanzata, crittografia end-to-end e monitoraggio in tempo reale delle transazioni sospette. Molte banche italiane hanno introdotto l’uso di biometria e notifiche istantanee per ogni operazione, al fine di garantire una maggiore protezione. “Purtroppo, i dati sembrano confermare che, da un lato, gli utenti privati prestano ancora un’attenzione limitata alla sicurezza online, continuando così ad essere un bersaglio primario per gli hacker, dall’altro lato, invece, la crescita degli account business ci suggerisce che le aziende sono sempre più un target per gli attacchi dei criminali informatici.

La sicurezza digitale è una responsabilità condivisa e solo attraverso un approccio integrato, che unisca tecnologia, educazione, legislazione e collaborazione, sarà possibile arginare il fenomeno del furto di dati e garantire un futuro digitale più sicuro per tutti”.