Davanti al Civico di Palermo una preghiera sull’asfalto per i malati di cancro - QdS

Davanti al Civico di Palermo una preghiera sull’asfalto per i malati di cancro

Davanti al Civico di Palermo una preghiera sull’asfalto per i malati di cancro

martedì 25 Febbraio 2020

La scritta con vernice bianca, molto ordinata, comincia dal pianerottolo davanti al reparto scende le scale esterne e continua lungo la stradella. La preghiera su un riga è lunga circa cento metri

PALERMO – Una preghiera (un’invocazione e un ringraziamento alla Madonna), che sintetizza anche il percorso medico di un cancro al seno, è stata scritta durante la notte tra domenica e lunedì sull’asfalto davanti ai padiglioni di Oncologia dell’ospedale Civico palermitano. La scritta con vernice bianca, molto ordinata, comincia dal pianerottolo davanti al reparto scende le scale esterne e continua lungo la stradella. La preghiera su un riga è lunga circa cento metri.

“Dopo una notte in oncologia pediatrica ho visto questo scritto che mi ha emozionato – dice la dirigente medica di Oncologia pediatrica Delia Russo – Mi è sembrato un inno alla vita e dalla speranza. La ricerca in oncologia ha fatto tanti passi in avanti come quelli che si percorrono accanto alla preghiera per leggerla. Ho visto tanta gente che si soffermava a leggerla e secondo me ha dato speranza a chi stava andando lì per fare la chemioterapia o i controlli, pieno di dubbi di paure di incertezze. Anche i bambini che stavano venendo in ambulatorio o in day hospital a fare chemioterapia si sono incuriositi e ci hanno raccontato della novità”.

La preghiera, in dialetto siciliano, recita: “Ave Maria prega pi tutti chiddi ca si trovano ‘nta sta via. Ave Maria prega pì mia. Stazione numero 1 un colpo di coltello, a Pasqua l’agnello. La minna non c’è più, resta la malattia. Ave Maria, prega pì mia e per chi cammina nta sta via. Stazione numero 2 na botta di vilenu, uno scruscio di vento, sinni caderu ciuri e capiddi. Ma ancora cuntrastamo sta tinta malattia. Ave Maria prega pi mia c’ancora non spunta chista via. Stazione numero 3 focu focu granni. La pagghia s’abbrucia la carne ci cuoce s’affuma accussì pure la malattia. Ave Maria prega pi mia ca vogghiu nesciri da sta via. Stazione numero 4: La vucca na cirasa, capiddi fitti fitti, l’occhi mennuli novi. Ave Maria io ti ringrazio. Stretta la foglia larga è la via ave Maria, io sugnu arrè mia”.

“La poetessa di strada notturna, mi farebbe piacere l’avesse scritta una donna, ha disegnato la speranza con parole semplici – aggiunge Russo – ma che ben descrivono il percorso che porta alla guarigione e mi è piaciuto molto anche il fatto che lei esca dal padiglione di Oncologia e vada via verso una vita nuova”.

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