Il giorno è arrivato: sono entrati in vigore alle 6 del mattino – ora italiana – del 7 agosto i dazi voluti da Donald Trump. Una decisione che cambierà nei prossimi mesi, se non anni, l’assetto commerciale mondiale.
Esulta il presidente statunitense che, interrogato sui dazi al 50% per l’India e il Brasile, commenta: “Vedremo molto altro, vedrete sanzioni secondarie”
In vigore i dazi voluti da Donald Trump: “Milioni di dollari agli USA”
“È mezzanotte!!! Miliardi di dollari in dazi stanno ora affluendo verso gli Stati Uniti d’America!”. Queste le parole del tycoon sul social Truth.
Le borse mondiali iniziano a rispondere – anche se ancora in maniera poco evidente – all’importante cambiamento commerciale che avrà risvolti su tutti i mercati globali, compresi quelli dei Paesi in via di sviluppo ma anche di regioni – come quelle mediterranee – che con gli USA hanno sempre avuto un rapporto economico stretto. Le borse europee aprono tutto sommato in positivo: Francoforte segna un rialzo dello 0,14%, Londra cede lo 0,19%, Parigi avanza dello 0,28% e Madrid registra +0,58%. Regge anche l’Asia, con Tokyo che segna un +0,58% e Shangai con un +0,13%.
Le tariffe
A subire maggiormente i rialzi per l’introduzione dei dazi sulle merci estere sono Brasile (50%), Laos (40%), Myanmar (40%), Svizzera (39%), Iraq (35%) e Serbia (35%). I beni provenienti dall’UE sono invece soggetti a dazi del 15% dallo scorso 1 agosto. Le merci provenienti da Messico e Canada saranno esenti da dazi doganali ma solo se conformi all’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada, altrimenti saranno soggette a dazi del 25% (dal Messico) e del 35% (dal Canada).
Le future intenzioni di Trump
Capitolo a parte merita l’India, i cui dazi potrebbero raddoppiare al 50% per penalizzare Nuova Delhi per l’acquisto di petrolio dalla Russia a partire dal 27 agosto.
Inoltre, il presidente Trump ha annunciato ieri l’intenzione di imporre dazi del 100% su “chip e semiconduttori”, senza specificare però la data in cui le nuove tariffe entrerebbero in vigore se confermate. Da tali aumenti sarebbe esente il colosso taiwanese dei semiconduttori Tsmc, in quanto “maggiore esportatore di Taiwan” e “con sedi negli Stati Uniti”.
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