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Dazi Usa, mentre il Governo punta al dialogo la linea “morbida” non piace all’opposizione

Dazi Usa, mentre il Governo punta al dialogo la linea “morbida” non piace all’opposizione
DONAL TRUMP PRESIDENTE USA GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

La premier Meloni ha sottolineato come la “soluzione negoziale” sia prioritaria per l’Esecutivo. Critiche da parte di Pd e M5s,

ROMA – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sciolto le riserve sui dazi annunciando per l’Europa una quota pari al 20% e subito si sono scatenate le reazioni politiche italiane. Il dazio è una tassa sulle merci in arrivo da un Paese straniero: significa che se un’azienda americana importa un prodotto dall’Italia per poi rivenderlo, da ora in poi dovrà pagare al Fisco statunitense una tassa del 20% sul suo valore. Oltre a questo dazio ce ne saranno altri: i dazi cosiddetti base, del 10%, verso tutti i Paesi, che entreranno in vigore il 5 aprile, mentre quelli “reciproci” (tra cui quelli all’Europa) entreranno in vigore il 9 dello stesso mese. Da ieri invece sono entrati in vigore quelli del 25% sulle auto importate.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito le tariffe commerciali “un errore profondo”, auspicando da parte dell’Unione europea una “risposta compatta, serena e determinata”.

Per la Meloni risposte sì, ma occorre negoziare con gli Usa

Alla luce di quanto accaduto, la premier Meloni ha annullato tutti gli impegni previsti in agenda per dare priorità alle azioni da intraprendere per mettere un argine a quella che ormai è per tutti una guerra economica. “Non si escludono – ha detto Meloni – se necessarie, risposte adeguate per difendere le nostre produzioni, ma la soluzione negoziale con gli Usa è prioritaria per il Governo”.

Il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha auspicato un approccio pragmatico, basato sul dialogo ma “con la schiena dritta a difesa del sistema produttivo italiano. Siamo già al lavoro con l’Ue e i partner europei per una prima valutazione e una risposta comune. A Bruxelles vedrò il commissario al Commercio Maros Sefcovic. Il Governo non lascerà indifeso il sistema produttivo italiano, lavoreremo alla diversificazione dei mercati di sbocco dei nostri prodotti, come indicato dal Piano d’azione per l’export”.

Secondo Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione, il Sud e il Pnrr, “la prima risposta la deve dare l’Ue. Certo, non bisogna dare delle risposte di pancia”. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha detto invece di voler capire esattamente quali saranno gli effetti delle scelte dell’Amministrazione americana: “La politica del commercio estero è una prerogativa della Commissione europea e l’Italia intende agire per rafforzare l’Ue in questo negoziato. Ma si possono coadiuvare le trattative anche con dialoghi bilaterali per tutelare gli interessi nazionali”.

Le critiche delle opposizioni

Ma i toni morbidi della maggioranza sono stati aspramente criticati dalle opposizioni. La dem Debora Serracchiani non ha usato mezze misure: “I dazi di Trump colpiranno tutti, mettendo in crisi il commercio internazionale. Chi, nella destra che sta al Governo, li riteneva un’opportunità o un’eventualità di cui poter discutere col presidente Usa, dovrebbe confrontarsi con il mondo reale e parlare con le nostre imprese”.

Ha parlato invece di catastrofe la pentastellata Chiara Appendino: “Il punto è che cosa ha fatto Giorgia Meloni in questi mesi per tutelare le nostre imprese: ha prima minimizzato il problema, e non dimentichiamo addirittura Salvini che diceva che i dazi sarebbero stati un’opportunità”.

Preoccupazione anche da parte delle forze produttive

Per il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, occorre un piano straordinario su tre capitoli: investimenti, sburocratizzazione per eliminare i dazi interni, e recupero di competitività su fattori chiave quali l’energia.

La Coldiretti, invece, ha evidenziato: “Il dazio al 20 per cento su tutti i prodotti agroalimentari made in Italy porterà a un rincaro da 1,6 miliardi per i consumatori americani, con un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane al calo delle vendite va poi aggiunto il danno in termini di deprezzamento delle produzioni, da calcolare filiera per filiera, legato all’eccesso di offerta senza sbocchi in altri mercati. Occorre ora lavorare a una soluzione diplomatica che venga portata avanti in sede europea”.