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Dazi Usa, quale futuro per i produttori di vini dell’Etna? Gli esperti parlano al QdS

Dazi Usa, quale futuro per i produttori di vini dell’Etna? Gli esperti parlano al QdS
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I possibili effetti che potrebbero avere i dazi paventati dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sui vini dell’Etna: gli scenari

“A partire dal 13 aprile dovrebbero essere applicati questi dazi che ancora non si capisce in che percentuale, se e da quando li applicheranno per l’ingresso dei vini europei all’interno degli Usa. Qualora venissero inseriti questi dazi in una prima fase si potrebbe venire a creare una contrazione dei consumi. Se come dichiarato dal presidente Trump dovessero essere applicati al 200 % diventerebbero un qualcosa di maggiormente ostativo per il nostro mercato”. Con queste parole il presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna Doc e membro di Confagricoltura Catania, Francesco Cambria, intervenuto al Qds.it, commenta i possibili effetti che potrebbero avere i dazi paventati dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardanti gli ingressi dei prodotti europei nella nazione a stelle e strisce.

Cambria (pres. Consorzio Vini Etna Doc): “Il nostro è un prodotto di nicchia. La politica deve avere una funzione”

Per quanto riguarda i vini prodotti sotto il vulcano attivo più alto d’Europa tutto questo potrebbe avere degli effetti non indifferenti, in quanto gli Usa incidono in circa il 20 % delle esportazioni dei produttori e “rappresentano il primo mercato – prosegue Cambria – per i vini dell’Etna. Ma è anche vero che il nostro è un prodotto di nicchia, che compra un consumatore medio alto, e viene comunque penalizzato il prodotto di fascia bassa, perché quello di fascia alta è appetibile per il consumatore con maggiori pretese. Da dieci giorni a questa parte abbiamo avuto una raccomandazione da parte dell’unione degli importatori americani a non importare vino in questa fase. Ma è una raccomandazione e so di tanti importatori che hanno continuato a ordinare merce a prescindere”.

La politica in questo senso deve avere un ruolo ben preciso e si devono trovare eventuali nuovi mercati in base anche a quanto incideranno questi dazi.

“Queste decisioni vengono date a livello comunitario – conclude Cambria – e passano quindi dall’Europa. Noi siamo vicini alle imprese agricole, anche se io parto dal presupposto che la politica non deve essere di sussidio, bensì di partenariato. Poi è chiaro che gli imprenditori devono trovare degli sbocchi per il proprio prodotto. Di bottiglie di Etna Doc se ne producono qualcosa in più di 6 milioni, che sono ben poche su una massa critica di consumatori mondiali. In questo momento i vini dell’Etna godono di una conoscibilità a 360 gradi a livello internazionale e i prodotti non rimangono certo nelle cantine. Dobbiamo vedere quale sarà la decisione che Trump adotterà e ragionare su eventuali strade alternative di mercato se entreranno in vigore questi dazi e che valore avranno”.

Lunetta (direttore Consorzio): “L’export attualmente è completamente fermo”

Il direttore del Consorzio Tutela Vini Etna Doc, Maurizio Lunetta, ha sottolineato come la preoccupazione sia davvero tanta, anche in relazione all’attuale situazione dell’export.

“Un’eventuale introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti – afferma Lunetta – può portare a una riduzione anche notevole dei flussi export dei vini Etna Doc, che raggiungono un milione di bottiglie solo negli Stati Uniti e infatti è stato il primo mercato export. Un dazio del 20 % può portare a una perdita del 40 % nelle vendite, mentre uno superiore potrebbe arrestare completamente le vendite. C’è preoccupazione anche perché attualmente l’export è completamente fermo, in attesa di conoscere le decisioni degli Stati Uniti”.

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