Forum con Domenico De Angelis, condirettore generale Banco Bpm Spa
Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il condirettore generale di Banco Bpm Spa, Domenico De Angelis (accompagnato dal capo area Catania Andrea Puglisi), risponde alle domande del QdS.
Qual è lo stato di salute di Banco Bpm sotto il profilo della raccolta, ma anche della presenza sul territorio italiano e in particolare a Sud?
“È ottimo. Stiamo cercando di rafforzare un’alternativa di banca molto territoriale, radicata e legata alle storie dei luoghi in cui essa nasce, cresce e si sviluppa. Di fatto tutti oggi si vantano di fare banca territoriale e di realizzarne il modello, ma è una cultura organizzativa e di stile gestionale più complessa. Non si può dire ‘faccio la banca del territorio’ e l’indomani questo avviene. Tale modello prevede la necessità di dare valore ai direttori territoriali, ai responsabili d’area e ai direttori di filiale concedendo loro un’autonomia di comportamento molto significativa, per esempio nella gestione delle operazioni e del credito. Questo comporta un risvolto umano nel modo di lavorare. A riguardo, nei giorni scorsi, tutto il vertice di Banco Bpm è stato in Sicilia per incontrare i dipendenti, oltre trecento, e parlare della strategia della banca e dell’attività in Regione. Abbiamo riconfermato un’identità nel comportamento e nel modo di operare di Banco Bpm in Sicilia: c’è un ritorno al modello della filiale, della rete, perché oggi torniamo a riconoscere l’importanza dell’intermediazione del denaro. In un certo senso è come ritrovarsi nella banca di una volta: abbiamo bisogno di uomini che vivano il territorio in tutti i suoi aspetti, incontrino gli imprenditori e recuperino il ruolo di intermediari perché si tratta di un’attività importante per la collettività. Quando in particolare mi chiedono qual è l’elemento per definire una banca del territorio, invito sempre a osservare quanto su quel territorio la banca raccoglie da famiglie e imprese e quanto dà alle stesse famiglie e imprese dal punto di vista del credito. Non solo: ma anche quanti giovani degli atenei locali vengono assunti oppure quante iniziative vengono adottate a sostegno della comunità in cui si opera. In altri termini, noi non vogliamo semplicemente ‘mettere una bandierina’, ma rilanciare e sviluppare la cultura dell’intermediazione bancaria che sta tornando attuale”.
Rialzo dei tassi contro la fiammata inflazionistica: andiamo verso credit crunch e aumento delle sofferenze bancarie?
“Per troppi anni, con l’Euribor a -0,50 per cento, di fatto abbiamo lavorato con dei limiti oggettivi. Oggi con l’attività che premia la raccolta da una parte e gli impieghi dall’altra, torniamo a essere la banca che eravamo. Oggi andiamo dalle famiglie e dalle imprese a parlare della nostra attività a 360 gradi. Parliamo di risparmio, di gestione dei prodotti di pagamento e di come sostenerli. Sicuramente c’è anche preoccupazione tra i clienti su possibili fasi di flessione dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie, perché è evidente che da novembre 2022, quando sono cambiate le regole di finanziamento della Banca Centrale Europea (TLTRO), le persone si chiedono se continueremo a concedere ancora credito o meno. La risposta è che continueremo a concederlo. Malgrado il tema del maggior costo del denaro in Bce, malgrado la maggiore richiesta di capitale a fronte degli impieghi anche bonari, Banco Bpm c’è. Con l’imprenditore vogliamo instaurare un nuovo tipo di rapporto, una relazione più allargata, in cui continueremo a finanziare a condizioni equilibrate e competitive, scegliendo insieme quale sia la giusta soluzione, trovando un nuovo equilibrio in cui lo stesso imprenditore, avendo chiaro l’attuale costo del denaro, comprenda la ragione della revisione delle condizioni economiche applicate agli impieghi e instauri un rapporto a 360 gradi con la sua banca di riferimento. Del resto, finanziare le imprese e le famiglie dei nostri territori rafforza l’economia locale”.
In che modo la digitalizzazione ha cambiato il vostro modo di rapportarsi al cliente?
“Ho un’idea molto chiara sulla banca digitale, che non può essere digitale al 100%. C’è una nuova generazione che vive in modo digitale e abbiamo creato un progetto ad hoc che ci ha portato anche diversi riconoscimenti, in particolare per le nostre app. Facciamo tantissime operazioni online (oggi l’83% di operazioni online/remote, ndr), che sono aumentate in particolare durante la pandemia Covid. Tuttavia, per il futuro vedo l’importanza di una banca omnicanale, che garantisca il top con i servizi di digitalizzazione e mantenga la consulenza alle famiglie e alle imprese attraverso la nostra rete commerciale. La relazione personale è strategica, specialmente dopo l’aumento veloce dei tassi di interesse, dove entra in gioco necessariamente la competenza di tutti i nostri colleghi”.
Le strategie sul tavolo per lo sviluppo in Sicilia
Quali sono le strategie di Banco Bpm per la Sicilia?
“Nell’Isola contiamo attualmente 61 filiali e personalmente, da campano e da uomo cresciuto in parte in Sicilia, sono felice di far parte di un gruppo che crede totalmente nella strategia per il Meridione. Banco Bpm ha un piano per la Sicilia e per tutto il Sud da banca che ha già un buon presidio, soprattutto a Catania. Stiamo studiando dei nuovi modelli di operatività, perché crediamo non sia sempre necessario raggiungere il territorio con lo sportello retail tradizionale. Il grande fabbisogno di oggi è avere aziende bancarie che finanzino le imprese e le famiglie. Con queste premesse, Banco Bpm vuole attivare dei punti bancari che ospitino servizi alle imprese, ai privati e al target corporate, attraverso una strategia di presenza misurata sulle richieste specifiche del territorio. Questo tipo di struttura è già presente a Salerno e ne apriremo una a Lecce. Abbiamo incaricato i nostri operatori in Sicilia di verificare se, alla luce dei presidi territoriali che abbiamo, sia possibile valutare l’applicazione di nuovi modelli territoriali di sostegno. Dobbiamo offrire un servizio rapido, qualificato, efficiente e integrabile. In Sicilia, a Catania e Messina, siamo molto radicati, a Palermo abbiamo una buona presenza, ma in questo e altri territori stiamo conducendo le opportune analisi per capire se aprire uno o due punti banca secondo il nostro nuovo modello. I dirigenti di Banco Bpm in Sicilia sono tutti siciliani: credere al valore del territorio si traduce anche in questo”.
Inutile star fermi e continuare ad aspettare occorre investire per continuare a crescere
Quale ruolo possono svolgere le banche per il rilancio di un territorio, come per esempio in un Mezzogiorno che, pur avendo le potenzialità, spesso non viene messo nelle condizioni, si pensi per esempio al gap infrastrutturale, di competere ad armi pari con il Nord?
“La Banca centrale europea ci chiede, correttamente, di mantenere ben separati la consulenza e il finanziamento. Troppo spesso si dimentica che la banca impiega i depositi dei propri clienti, quindi il compito più delicato che ha una banca è garantire il denaro dei propri depositari. L’Italia è ancora un Paese ricco di depositi di famiglie e di imprese. Oggi il passaggio a tassi d’interesse più alti è stato così violento da spingere la gente a domandarci ogni giorno se siamo di fronte a un nuovo mondo e quanto durerà questo andamento. I clienti chiedono per questo competenza nelle relazioni e suggerimenti sui propri risparmi e sulle modalità di indebitamento (tasso fisso o tasso indicizzato). L’ambito su cui Banco Bpm investe di più è la consulenza e la vicinanza alla clientela. Dobbiamo essere assidui nell’informare su cosa è accaduto e cosa potrà avvenire dando costantemente formazione ai nostri colleghi. Oggi il pubblico vuole capire se deve aspettare per investire. Noi rispondiamo che se ci sono investimenti di qualità non serve attendere, dobbiamo avere ottimismo e le aziende devono continuare a crescere. E noi banche dobbiamo dare competenza e suggerimenti adeguati. In Italia, lo sostengo da sempre, abbiamo aziende eccellenti in tutti i settori dell’economia reale. Dobbiamo guardare al futuro con coraggio e se l’investimento che l’azienda deve effettuare è creatore di valore, non attendere in quanto in questi periodi si possono creare delle opportunità di crescita vuoi per linee interne, vuoi attraverso aggregazioni molto significative. Anche in questo le nostre strutture di finanza di impresa e di Banca Akros sono a disposizione per studiare le operazioni più complesse ed evolute”.