Siccità nella piana di Catania, come può aiutare il nuovo decreto

Allarme siccità nella piana di Catania, ecco come può aiutare il nuovo decreto

Antonino Lo Re

Allarme siccità nella piana di Catania, ecco come può aiutare il nuovo decreto

Giuliano Spina  |
venerdì 07 Aprile 2023

A rischio colture caratteristiche della zona come agrumi e carciofi

La questione siccità in Italia ha visto un primo cenno di svolta, l’approvazione del Decreto Acqua. Verrà costituito un comitato per il controllo della situazione idrica in tutto il territorio nazionale, con la presenza di un commissario in carica fino alla fine di quest’anno. Le misure di questo decreto sono la semplificazione delle procedure per effettuare gli interventi sulla rete, per utilizzare le acque depurate in agricoltura e per i dissalatori. L’obiettivo principale è quello di individuare gli interventi da realizzare con priorità.

Carenza di piogge e infrastrutture colabrodo

In Sicilia il decreto Siccità viene visto come una vera e propria manna dal cielo, considerata la carenza di piogge negli ultimi mesi e anche dell’obsolescenza delle infrastrutture per la raccolta delle acque piovane presenti all’interno dell’Isola fa la sua parte dando vita a un quadro a dir poco preoccupante. I dati dello scorso anno parlano infatti di perdite di acqua oltre il 40 % con gravi danni per gli agricoltori. Un esempio calzante riguardo all’arretratezza delle nostre infrastrutture è rappresentato dalla diga Trinità, a Castelvetrano, nel Trapanese, edifica tra il 1954 e il 1959. Essa ha un livello di acqua basso (tre milioni di metri cubi), le paratie aperte, che portano l’acqua direttamente in mare e, dulcis in fundo, e non è mai stata collaudata.

Altri esempi sono rappresentati dalle dighe di Pozzillo, nell’Ennese, e di Ogliastro, nel Catanese. La prima attualmente contiene meno di 6 milioni di metri cubi di acqua e ha una capacità complessiva di 150,5 milioni. In essa i lavori di manutenzione, la pulizia del fondo dei torrenti che finiscono nei laghi artificiali e delle condotte che portano l’acqua ai campi non vengono svolti da oltre trent’anni. La seconda invece contiene meno di 23 milioni di metri cubi d’acqua su una capacità complessiva di 110 milioni. Un quadro che dimostra come queste infrastrutture fossero state progettate con i criteri dell’immediato dopoguerra.

I precedenti storici

I livelli di siccità toccati tra 2022 e 2023 hanno comunque dei precedenti storici nemmeno tanto lontani nel tempo e si collocano rispettivamente nel 1997, nel 2002, nel 2012 e nel 2017. Nonostante questi eventi siano ben collocati nelle loro date però la situazione rimane molto preoccupante soprattutto per la Piana di Catania, nella quale sono a rischio colture caratteristiche della zona come quelle degli agrumi e dei carciofi. L’unica struttura idrica contenente una buona quantità di acqua è la diga del Biviere di Lentini, che però si trova con le pompe di sollevamento non funzionanti. Criticità che porta quindi gli agricoltori a dover ripiegare sull’acqua dei pozzi.

La drammaticità nella Piana di Catania

A dare un’idea della drammaticità della situazione è il presidente nazionale del settore agrumicolo di Confagricoltura, Giosuè Arcoria, che ha anche spiegato come i prodotti delle campagne siano destinati alla produzione industriale e reso noto ciò che ci si aspetta dall’attuale governo regionale.

“Il problema è gravissimo soprattutto in virtù della scarsa presenza di precipitazioni negli ultimi due anni. Il ciclone di febbraio ha fatto danni alle arance, che sono state così destinate per fare i succhi con prezzo ovviamente minore. Gli invasi purtroppo sono stati fatti per quella che era l’agricoltura dell’immediato dopoguerra e non sono stati manutenuti. Le dighe Pozzillo e Ogliastro funzionano, ma hanno poca acqua, cosa che a sua volta causa un collasso economico. Il piccolo agricoltore soffre di più perché ha meno riserva di acqua”.

“L’attuale governo e assessorato non hanno colpe, cosa che invece ha chi ha amministrato in passato e il problema è nazionale. La realizzazione della diga di Pietrarossa darà sicuramente vita a nuove forme di agricoltura per quella zona, ma al contempo va sistemata la diga del Biviere di Lentini. Chiediamo al governo regionale di escludere il pagamento dell’acqua consortile e di aiutare le aziende con finanziamenti nuovi e con i bandi per laghetti. C’è il rischio di perdere tutto, ma confidiamo molto nel nuovo decreto”.

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