Delitto Caccamo, la "personalità criminale" del fidanzato - QdS

Delitto Caccamo, la “personalità criminale” del fidanzato

Delitto Caccamo, la “personalità criminale” del fidanzato

mercoledì 27 Gennaio 2021

Lo sostengono i magistrati. Slittata a oggi la convalida fermo. Un amico della vittima, le dicevo di lasciarlo. La nonna di Roberta, "Vogliamo giustizia, Pietro deve dire cosa è successo, se non è stato lui chi?"

Ha una “personalità incline al delitto”, almeno secondo i magistrati, Pietro Morreale, il ragazzo di 19 anni accusato di aver ucciso la fidanzata, Roberta Siragusa, di 17 anni, e di averne bruciato il corpo gettandolo in un burrone a Caccamo, nel Palermitano.

E questo perché il giovane ha cercato di precostituirsi un alibi, ha mentito, si è contraddetto ed è incapace di comprendere la gravità di quanto è accaduto.

I pm di Termini Imerese hanno messo nero su bianco il loro giudizio su Morreale, lanciando pesanti ombre anche sui suoi familiari, pronti a confermarne il racconto nonostante le evidenti contraddizioni.

Alle 8 di mattina di domenica, un’ora prima di andare dai Carabinieri con il padre e l’avvocato e di condurre i militari al dirupo in cui giaceva a terra morta Roberta, Pietro ha mandato un messaggio a un amico chiedendogli se sapesse dove fosse la fidanzata.

Un evidente modo, secondo i pm, per crearsi un alibi.

Solo uno dei tasselli che rendono poco credibile la versione del ragazzo che, nel corso dell’interrogatorio del pm, due giorni fa, si è avvalso della facoltà di non rispondere limitandosi a dire: “non l’ho uccisa”.

Domenica mattina, invece, dopo aver accompagnato i militari, aveva dato una versione che i magistrati ritengono assolutamente falsa, raccontando che insieme a Roberta, con cui aveva partecipato a una festa, si era appartato in auto.

I due avrebbero litigato e la ragazza sarebbe scesa dalla macchina e si sarebbe data fuoco con la benzina che il fidanzato teneva in una bottiglia in macchina. Il ragazzo avrebbe cercato di soccorrerla, poi sotto choc sarebbe fuggito e sarebbe tornato a casa.

All’alba avrebbe raccontato ai genitori quanto accaduto e con il padre era andato in caserma.

Una storia confermata sostanzialmente dai genitori e dalla sorella di Morreale che, per i pm, però, “presenta alcune determinanti incongruenze che raffrontate con altre dichiarazioni costituiscono un quadro indiziario particolarmente grave”.

La storia del ragazzo, descritto dalle amiche di Roberta come morbosamente geloso e violento, è smentita, oltre che dalla logica, anche da un video che riprende la sua auto fare su e giù dal luogo in si trovava il corpo tra le 2.30 e le 3.38 di sabato notte.

Inoltre l’amico a cui il ragazzo ha chiesto la mattina di domenica dove fosse Roberta, ci aveva parlato al telefono alle 2 di notte e giura che Pietro era solo in macchina.

A descrivere Pietro come un fidanzato aggressivo sono molti amici della coppia.

“L’avevo esortata a chiudere la relazione perché sapevo che sarebbe successo qualcosa di brutto, ma lei rispondeva che aveva paura che facesse del male a lei o alla sua famiglia” racconta un amico della vittima.

Il testimone, che aveva avuto una relazione con la ragazza, è stato sentito dai Carabinieri.

la notte tra sabato e domenica la ragazza, dopo aver lasciato la festa a cui tutti e tre partecipavano, aveva scritto all’amico due messaggi.

In uno gli diceva che Morreale voleva un rapporto sessuale, nel secondo lo avvertiva che sarebbe tornata alla festa.

Alle 2.30, non vedendola, l’amico l’ha cercata su whatsapp. “Avevo un brutto presentimento e le ho scritto di chiamarmi se avesse avuto bisogno. Non ho dormito tutta la notte”, ha raccontato.

Parole pesanti dalle quali Pietro oggi potrebbe esser chiamato a difendersi durante l’udienza di convalida del fermo inizialmente prevista per ieri.

A meno che non scelga, come già fatto, di restare in silenzio.

La nonna, vogliamo giustizia

Intanto Antonina Brancato, nonna di Roberta Siragusa, non riesce a darsi pace: “Vogliamo giustizia – ha detto – e Pietro deve dire cosa è successo: se non è stato lui chi?”.

“Roberta non meritava questa fine – ha detto la nonna – Meritava di avere un matrimonio, una vita felice e normale come tante altre ragazze. Purtroppo tutto questo le è stato tolto. Roberta e Pietro stavano insieme da un paio d’anni. Roberta era contenta si amavano. Questo amore malato è spuntato dopo. Noi non sapevamo nulla. Mia nuora non mi ha detto nulla di gesti violenti. Lui ora si dichiara innocente. Lui era lì con lei. Tu porti i Carabinieri da qualche parte, allora tu sai. Se non è stato lui chi? Lui deve dire quello che è successo. Abbiamo letto che le manca. Dice che le manca, perché non ci ha pensato prima?”.

“Io – ha concluso – l’ho allevata per dieci anni. Ho cresciuto sia lei che il fratello. Roberta mi manca. Era l’unica nipote femminuccia, Era bella allegra, solare e sorridente con suo padre e sua madre molto affettuosa e in famiglia si amavano”.

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