Il trasferimento di denaro sarebbe avvenuto attraverso 15 bonifici per un totale 8 milioni di euro.
Con l’aggravante di aver commesso “i reati di omissioni circa le variazioni patrimoniali e di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell’Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell’Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi”.
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È quanto contesta a Dell’Utri la Dda di Firenze nell’atto di chiusura delle indagini sul patrimonio dell’ex manager di Publitali. A marzo scorso la magistratura fiorentina ha disposto un sequestro da 10 milioni e 840.000 euro. Sigillati i conti dell’ex senatore per circa 2 milioni e mezzo e per 8,250 milioni alla moglie Miranda Ratti.
L’indagine su Dell’Utri e la moglie
Dell’Utri è stato indagato dai pm della Dda fiorentina – titolari anche dell’inchiesta ancora aperta sui mandanti cosiddetti a volto coperto per gli attentati del 1993 – per la violazione della normativa antimafia in relazione alla mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante la condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa. La Dda di Firenze ha inoltre formulato una seconda imputazione che ha coinvolto come indagata anche la moglie di Dell’Utri oltre all’ex manager di Publitalia. È l’articolo 512 bis, “trasferimento fraudolento di valori”, legato a 15 bonifici per un totale di 8 milioni di euro versati da Berlusconi alla stessa Miranda Ratti. L’accusa contesta l’attribuzione fittizia alla donna per «eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione».
Il denaro che Dell’Utri riceveva da Berlusconi
“Il sequestro riguarda somme di denaro ricevute dal dottor Dell’Utri e dalla signora Ratti attraverso bonifici effettuati, in maniera del tutto lecita e trasparente, dal dott. Berlusconi per ragioni di affetto e gratitudine verso l’amico Dell’Utri”, avevano dichiarato gli avvocati di Dell’Utri Francesco Centonze e Filippo Dinacci a marzo scorso quando fu eseguito il sequestro, poi divenuto definitivo per la rinuncia all’appello della difesa.
Sono “accuse assurde, calunniose e contraddittorie contro Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri”: così le ha definite oggi l’avvocato della famiglia Berlusconi Giorgio Perroni. Questi parla di “bruciante ingiustizia” e di “un vergognoso ‘sistema’ che non si placa nemmeno ora” che il Cavaliere “non è più tra noi”.
“Ancora una volta – afferma – leggiamo atti giudiziari riservati direttamente sui giornali, introdotti da titoli faziosi e fuorvianti” ma, sottolinea, ancora “non leggiamo nemmeno una menzione della sentenza del tribunale di Palermo dello scorso 13 marzo, dove si esclude categoricamente che le donazioni di denaro di Berlusconi a Dell’Utri servissero per ‘comprare il suo silenzio” nè un riferimento “al fatto che tutti i precedenti filoni di indagine e tutti i processi che accostavano Silvio Berlusconi alle terribili stragi mafiose sono finiti nel nulla”.