In primis valori e verità
Democrazia, cioè il Potere del popolo, non significa che bisogna essere governati o amministrati da ignoranti o incompetenti, perché proprio essi sono portati a imbrogliare il prossimo, compiendo atti criminali di tipo morale e, qualche volta, materiale.
È vero che non è scritto nella Costituzione che chi viene eletto Capo dello Stato o chi viene nominato Presidente del Consiglio, Ministro o chi arriva in Parlamento debba sapere leggere e scrivere, in quanto non è un requisito richiesto. Però è anche vero che gli eterni valori etici obbligano a far diventare dirigenti – cioè persone che governano gli altri – coloro che hanno i requisiti, appunto, per amministrare gli altri.
Democrazia, quindi, sul piano etico vuol dire conferire il Potere-Dovere a Onesti e Competenti, cioè a persone rette, che possiedono le qualità per far funzionare la Collettività e i singoli cittadini.
Non ci sembra di vedere nell’attuale orizzonte politico molte persone che possiedano gli indicati requisiti, tanto dal punto di vista morale quanto da quello squisitamente professionale. In pochi hanno la capacità di sintesi che deriva dalla chiarezza delle idee. Altrettanto pochi hanno la capacità di riassumere e di argomentare con adeguate frasi e varietà di parole. L’italiano arriva a contarne ottantamila di parole, ma mediamente la gente ne utilizza esclusivamente mille o duemila.
Poi, la diffusione dei mezzi sociali ha contribuito a diffondere l’ignoranza, per cui il primo cretino che si sveglia la mattina, scrive panzane non controllate da nessuno, che creano un effetto onda, che si propaga senza alcun argine di buonsenso e di cultura.
Per governare o amministrare gli altri occorre equilibrio interiore, buonsenso e conoscenze, in modo che si facciano crescere i cittadini e, soprattutto, si faccia crescere fra di loro il senso della Comunità, che – per la verità – si è andato perdendo nel tempo.
Il linguaggio è l’espressione e la prova delle capacità di ognuno che parla e agisce. Quando è povero di termini e di contenuti, esso non comunica la verità, ma solo confusione e, spesso, imbrogli.
Le leggi sono le regole che fanno funzionare la Comunità. Esse dovrebbero essere leggibili perché scritte in modo chiaro e in buon italiano. Purtroppo, constatiamo da molto tempo che le leggi utilizzano una lingua oscura, che inganna chi le legge e che impone interpretazioni acrobatiche per far capire qual era il cosiddetto spirito del legislatore.
Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, con un suo articolo sul Corriere della Sera di sabato 8 gennaio, ha ulteriormente sottolineato come le leggi siano illeggibili e quindi nascondano la verità, che dovrebbe essere il primo obiettivo di chi compone le regole di una Comunità.
Vi facciamo un esempio: l’ultima Legge di Bilancio 2022, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre, costa di ben 193 pagine, ma, molto più grave, l’articolo uno è composto da ben 1.009 commi. Tutti i commi sono scritti senza alcun ordine, senza alcun titolo, con richiami continui ad altre leggi, aggiungendo e sottraendo frasi e parole: un caos.
La Democrazia non può consentire che coloro che scrivono le leggi (burocrati, magistrati distaccati fuori ruolo e consulenti) impediscano ai cittadini di leggerle. Non si possono scrivere le leggi solo per i competenti, i quali – per esempio magistrati e avvocati – devono fare salti mortali per capire cosa esse vogliano dire.
Quella che descriviamo è una Democrazia malata, che dà luogo a un potere degenerato, con la conseguenza che aumentano corruzione ed evasione fiscale, nonché distorsione di mercato e incapacità di realizzare programmi a medio e lungo termine.
Tutto ciò è condito da un indebitamento dello Stato mostruoso che le future generazioni si troveranno sul groppone senza avere avuta alcuna responsabilità.
Solo se il Paese venisse di nuovo governato da persone oneste e competenti, si potrebbe frenare questo declivio. Ma non sembra che – salvo alcune eccezioni – oggi si intravedano all’orizzonte.
Considerazioni amare, ma purtroppo vere. Sfidiamo chiunque a contraddirle.