Enna, depuratore collaudato ma mai entrato in funzione - QdS

Enna, depuratore collaudato ma mai entrato in funzione

redazione

Enna, depuratore collaudato ma mai entrato in funzione

mercoledì 11 Marzo 2020

Provvedimenti della Guardia di finanza per far luce sul progetto di riconversione dell’impianto e sui lavori iniziati undici anni fa. I finanzieri hanno rilevato “gravi responsabilità penali” in undici soggetti tra tecnici e funzionari pubblici

ENNA – Non sono bastati 15 milioni di euro e trent’anni di tempo per far funzionare i depuratori dell’area di sviluppo industriale di Dittaino. Una storia ricostruita a seguito di una laboriosa indagine condotta dai militari del gruppo della Guardia di Finanza di Enna – coordinati dalla locale Procura della Repubblica, con a capo Massimo Palmeri – riguardante la riconversione dell’impianto di depurazione già esistente presso il Consorzio Asi di Enna.

“Il progetto della ristrutturazione dell’impianto consortile – hanno spiegato dalle Fiamme Gialle – che doveva raccogliere e depurare sia i reflui provenienti dalla zona industriale di Dittaino (Reflui industriali) che i reflui provenienti dal Comune di Valguarnera (Reflui civili), era stato ammesso ai finanziamenti del Programma operativo del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr) – Fondi strutturali relativi alla programmazione 2007–2013. I lavori di riconversione e ripristino dell’impianto esistente, iniziati il 18/03/2009, dovevano concludersi in 242 giorni consecutivi, ma risultavano caratterizzati, fin dalle primissime fasi, da notevoli carenze progettuali, superficialità istruttoria e modalità d’intervento scarsamente efficaci”.

“A causa di una serie di motivazioni – hanno aggiunto dalla Gdf, tra cui la mancanza di autorizzazioni, multiple perizie di varianti, sospensioni di varia natura, i lavori si protraevano sino al 9 novembre 2012 e le opere venivano collaudate, con esito positivo, solo in data 21 settembre 2013, nonostante gli impianti risultavano non funzionanti e inefficienti, per mancanza di canali di adduzione dei reflui all’impianto di depurazione”.

Il progetto, concepito per l’avvio degli impianti consortili di depurazione mediante la riconversione dell’impianto esistente e la costruzione dei collettori fognari, a distanza di sette anni dal collaudo finale non è mai entrato in funzione. Stessa sorte è toccata anche ai due impianti pre esistenti, realizzati e collaudati negli anni Ottanta e mai messi in funzione. Neanche l’avvenuta riconversione, con un’ulteriore spesa dell’importo pari a circa 5 mln di euro, è riuscita a consentire l’avvio dell’impianto consortile. L’opera infrastrutturale nel suo complesso è stata finanziata complessivamente per oltre 15 milioni di euro.

L’attività di indagine condotta dalle Fiamme gialle ennesi, coordinate dai sostituti procuratori Salvatore Interlandi e Daniela Rapisarda, ha ricostruito la vicenda, facendo emergere “gravi responsabilità penali relativamente alle ripetute lacune, tra cui la mancata acquisizione di nulla osta e pareri preventivi alla realizzazione delle opere, che hanno portato alla progettazione e realizzazione di un impianto di depurazione, costato alla comunità quasi 5 milioni di euro e mai reso operativo e funzionale”.

“Le criticità rilevate – hanno precisato i finanziari – offrono un quadro disarmante di tutta la vicenda, da ascrivere alla condotta illecita tenuta dai soggetti tecnicamente, e giuridicamente, preposti alla realizzazione delle varie fasi del progetto i quali, dopo aver consentito l’avvio dei lavori, non hanno – in relazione alle specifiche funzioni e competenze – operato e vigilato affinché venissero posti in essere tutti gli adempimenti necessari alla completa realizzazione dell’opera ed al regolare funzionamento del progetto”.

Essendo l’opera mai entrata in uso si è determinato il mancato rispetto dei requisiti di ammissibilità al Po Fesr 2007/2013 e l’impossibilità di certificare la spesa all’Autorità regionale preposta, per cui la copertura finanziaria dell’intervento è gravata interamente sulle risorse nazionali di cui alla Delibera Cipe 84/2000.

Sono stati così segnalati all’Autorità giudiziaria undici soggetti tra tecnici e funzionari pubblici che nel tempo hanno rivestito le cariche di Rup, progettisti, direttore dei Lavori, componenti la Commissione di collaudo e di commissario ad acta del Consorzio Asu della provincia di Enna, in quanto ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di falsità in atto pubblico e frode nelle pubbliche forniture. Segnalazione anche alla Corte dei Conti per le responsabilità amministrative scaturenti dalle gravi e ripetute anomalie riscontrate, con la quantificazione del danno erariale cagionato alla Regione Sicilia pari a quasi 5 milioni di euro.

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