“È imprescindibile la fattiva collaborazione di tutti gli enti, statali e locali, a vario titolo coinvolti”. Il monito che arriva dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) in materia di interventi per superare le infrazioni che l’Unione europea ha aperto nei confronti dell’Italia per via della cronica arretratezza nel settore della depurazione è chiaro. Ed è di quelli che non andrebbero sottovalutati, a meno di non volere rimanere impantanati in quello che l’autorità guidata da Giuseppe Busia definisce “un pericoloso vortice di inefficienza che rischia di rendere in concreto inattuabili importanti opere necessarie per la risoluzione dell’emergenza ambientale in atto”.
L’interesse dell’Anac sullo stato dell’arte degli investimenti nella depurazione – settore che dal 2017 il governo italiano ha deciso di gestire in via straordinaria affidandone la gestione a un commissario nazionale – è iniziato a gennaio dello scorso anno: il 31 gennaio 2024, il Consiglio dell’Autorità nazionale anticorruzione ha deliberato l’avvio di un’indagine di carattere generale sullo stato dei progetti in corso. Il risultato dello studio, frutto anche di una diretta interlocuzione con l’attuale strutturale commissariale che fa capo al catanese Fabio Fatuzzo, è stato presentato nei giorni scorsi. Una relazione di nove pagine in cui ampio spazio è dedicato alla Sicilia, la regione che, insieme alla Calabria, dove si registrano maggiori problemi.
“Con riferimento ai contratti posti direttamente a cura del Commissario unico, dalla data di istituzione del Commissario unico (26 aprile 2017) fino a dicembre 2023, dalla banca dati di questa Autorità risultavano…

