PALERMO – L’Università degli studi di Palermo presenta il progetto “Achieving wider uptake of water-smart solutions – Wider-Uptake”, di cui l’Ateneo è partner. Il progetto, che ha ricevuto dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 un finanziamento che supera gli 11 milioni di euro di cui oltre 1 milione e mezzo all’Università di Palermo, ha come obiettivo il recupero di materie prime – fosforo, azoto, biopolimeri e acqua trattata per il riuso – dalla depurazione delle acque reflue favorendo la simbiosi industriale per portare il concetto di innovazione sul mercato.
L’applicazione di water-smart solutions consentirà un miglioramento dell’efficienza degli impianti di depurazione permettendo contestualmente di ridurre l’impronta di carbonio – carbon footprint – necessaria ogni giorno per restituire all’ambiente acqua depurata, tramite l’implementazione di biotecnologie innovative che riducono i consumi energetici e le emissioni di gas serra dai depuratori.
“La depurazione delle acque mirata alla salvaguardia dei corpi idrici ricettori e quindi dell’ambiente richiede una rivisitazione in un’ottica di economia circolare. Numerosi impianti di depurazione sono sotto infrazione comunitaria e uscire velocemente da tale situazione è uno degli obiettivi prioritari di sostenibilità ambientale – spiega il referente scientifico Giorgio Mannina, docente di Ingegneria Sanitaria-Ambientale al Dipartimento di Ingegneria UniPa – La necessità di adeguamento di numerosi impianti di depurazione fornisce delle opportunità in una direzione di green-economy e alimenta delle sfide che possono contribuire ad uno sviluppo in vari settori industriali e sbocchi occupazionali”.
Sei casi studio, disseminati nei vari Paesi Europei partner del progetto, tra cui due in Italia, forniranno le linee guida, condivise e ulteriormente sviluppate con la comunità, sull’implementazione ed applicazione delle soluzioni innovative. Gli impianti di depurazione, gestiti da Amap Spa, sono quelli dei comuni di Corleone e Marineo.