Ospite di QdS Pausa Caffè è Donato Di Donna, presidente dell'associazione "Amici di Piazzetta Bagnasco" e amministratore di Cappadonia
Ospite di QdS Pausa Caffè è Donato Di Donna, presidente dell’associazione Piazzetta Bagnasco e amministratore di Cappadonia, uno dei marchi di gelato artigianali più famosi della Sicilia.
“Fare associazione in Sicilia è una rivoluzione in una terra dominata dall’individualismo – dice Di Donna -. In altre parti d’Italia le associazioni sono state il segreto del successo. L’Isola deve puntare a questo, all’associazionismo e alla cooperazione economica.
In Sicilia si cercano rapporti diretti col potere, per avere una strada preferenziale. Essere furbi ci porta ad essere fessi, non si costruisce nulla. Io cerco di fare impresa in maniera diversa in Sicilia, mettendo al centro l’artigiano, togliendogli tutte le difficoltà del proprio mestiere, quelle cose che lo avviliscono, dalle banche in poi, lasciandolo libero di creare e di pensare solo a questo. E’ un modello che si potrebbe replicare e prendere ad esempio in molti settore.
L’artigiano e l’artigianato devono essere a centro di tutto, ma deve essere organizzato, ed è questo che manca alla Sicilia. Ma bisogna avere la visione, la visione è tutto – continua Di Donna -. Anche per l’associazionismo è necessaria: quando ho visto piazzetta Bagnasco, c’erano scarafaggi e topi, ora ci sono gli eventi culturali”.
Di Donna parla poi della situazione di Palermo: ” E’ indubbiamente un momento difficile, uno dei peggiori. Io riconosco la statura morale di Orlando, ma sembra che sia il candidato dell’alto commissariato dei rifugiati, io mi aspetto da cittadino almeno sicurezza e pulizia e queste cose non ci sono – dice -. Orlando fa parte di una generazione dove c’è stata la convergenza parallela, il cattocomunismo che ci tiene fermi da vent’anni”.
Da imprenditore, considerazioni anche sul reddito di cittadinanza: “Se la gente non lavora, non lavorerà mai più – dice Di Donna -. Sarà un soggetto da sostenere a vita. Il problema c’è, eccome. E non è solo una questione di pagarli poco, c’è chi chiede meno soldi per poter accedere a questa misure. La società non progredisce con gli incentivi economici”.