Francesco Di Sarcina, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia orientale
CATANIA – Francesco Di Sarcina è da marzo 2022 presidente dell’Adsp del Mare di Sicilia orientale. È stato segretario generale dell’Autorità portuale di Messina e, in seguito, a La Spezia dell’Adsp del Mar Ligure orientale.
Quali sono i progetti del vostro piano di sviluppo?
“Da agosto ci occupiamo anche del porto di Pozzallo oltre Augusta e Catania e quindi stiamo costruendo un piano di sviluppo in cui ciascun porto diventi parte di un processo unitario di crescita, che guarda da un lato ai mercati tradizionali dell’Europa e dall’altra al Nord Africa. Stiamo cercando di fortificare il ruolo di Catania per quanto riguarda il traffico dei traghetti per tutta la merce già sdoganata. Questa è la punta di diamante del porto di Catania, al di là degli aspetti turistici. Abbiamo riavviato i lavori fermi per la riparazione della Darsena traghetti, che dovrebbero essere completati nel primo trimestre del 2024 per un costo di 30 milioni di euro. La riparazione della Darsena apre uno scenario importante, perché possiamo mettere a pieno regime gli approdi e pian piano convertire a vocazione turistica e croceristica le parti più vecchie del porto, più al centro della città. Ma è un percorso lungo, che ci vedrà impegnati nei prossimi anni. Contemporaneamente stiamo procedendo al trasferimento di tutti i container che sono a Catania nel porto di Augusta, operazione che è partita sul piano amministrativo e si completerà fattivamente entro quest’anno”.
Quanti investimenti sono previsti nei prossimi anni e qual è la vostra capacità di progettazione?
“Abbiamo una buona dotazione economica e di progetti. Quelli che io ho trovato sono stati appaltati o sono in corso di appalto e realizzazione. Nell’arco di un anno abbiamo sbloccato quasi 300 milioni di euro di opere. Abbiamo la progettazione esecutiva del rifacimento del Molo di Levante, che si aspettava da una quindicina di anni: un appalto del Pnrr da 75 milioni di euro con un contratto già stipulato. Quest’estate inizieranno i lavori. Abbiamo consegnato interventi da 150 milioni di euro per la costruzione del nuovo terminal contenitori del porto di Augusta, 120 mila mq nuovi di piazzali e banchine che saranno realizzati, anche quelli fermi per pastoie burocratiche”.
Quali sono gli altri fondi del Pnrr a cui state attingendo?
“Entro i prossimi tre mesi appalteremo i lavori per la costruzione degli impianti di alimentazione delle navi da terra per il proto di Augusta e di Catania per 90 milioni di euro. Poi abbiamo altri 25 milioni da spendere per realizzare delle vie di collegamento del porto di Augusta con la città. Rfi sta per riavviare l’appalto integrato, sempre con fondi del Pnrr, per la connessione dello scalo con la rete ferroviaria. Sono altri 95 milioni di euro di opere. Alcuni sono già cantieri, altri lo saranno nell’arco dell’anno. Accanto a quelli del Pnrr avevamo delle risorse nostre per altri 250 milioni di euro. Dopodiché stiamo lavorando alle progettazioni future per Catania e Augusta e stiamo avviando le pianificazioni per Pozzallo, dove contiamo di realizzare al più presto il nuovo molo di sottoflutto per evitare gli insabbiamenti. Un porto che promette bene, ha dei buoni traffici e quindi va sostenuto”.
Quali sono i punti di forza su cui puntate?
“Non abbiamo una peculiarità specifica. Non siamo come La Spezia, che è un porto prettamente container. Siamo in un luogo del Paese dove dobbiamo fare un po’ di tutto e ci sono poi delle specializzazioni. Per i traghetti merci, per esempio, Catania è diventata un’eccellenza nazionale e lo sarà sempre di più, cercando anche di fare sviluppare il traffico crocieristico. Augusta, oltre la parte petrolchimica, si presta per posizione, vocazione e spazi al commercio puro, anche se non con valori di eccellenza. Un porto, come si dice, multipurpose, che può fare più attività ma tutte legate al commercio. Pozzallo è un po’ come Catania: una parte commerciale e una parte diportistica che cercheremo di fare sviluppare adeguatamente, perché con l’interfaccia con Malta e l’Africa, se adeguatamente attrezzato con infrastrutture, ci potrà riservare belle sorprese”.
È realizzabile una maggiore integrazione fra porti e territorio?
“Augusta non ha problemi perché ha aree portuali separate rispetto alla città. A Catania il porto è dentro la città e il rapporto ha un suo rilievo. Il problema era stato disciplinato nell’ambito del documento di Pianificazione strategica di sistema, che era stato concordato con il Comune di Catania e che io ho trovato approvato. Stiamo redigendo il nuovo Piano regolatore portuale che oltre a essere allineato alle previsioni del Pss sarà sviluppato in armonia con le indicazioni che ci proverranno dalla città. L’unico problema è che Catania non ha un’Amministrazione in questo momento. Cercherò di dialogare con tutte le forze politiche, alla ricerca di larghe intese su quelli che sono i temi più caldi: il waterfront e l’apertura del porto alla città primi fra tutti, fatto salvo che si tratta di un porto commerciale non turistico. Una priorità a volte non ben compresa. Posto questo, riusciremo a trovare il giusto equilibrio tra le esigenze commerciali e quelle urbane. Prima dell’estate presenteremo alla città la nostra idea progettuale, facendo sì che quella parte da diporto che sarà aperta possa contribuire al rilancio della città, che ne ha bisogno”.