In Sicilia “si segnala un rafforzamento dei rapporti tra esponenti di alcune famiglie storiche di Cosa nostra palermitana, i cosiddetti ‘scappati’, con Cosa nostra americana. Sul fronte interno, si registra uno scenario mafioso caratterizzato da un impellente bisogno di un nuovo assetto e di risolvere l’annosa questione della leadership – si legge ancora nella Relazione -. La solidità, l’influenza criminale, la capacità militare ed il peso ‘politico’ delle singole famiglie, dei mandamenti e delle rispettive strutture di vertice ricoprono un ruolo fondamentale per la definizione dei rapporti di forza e, di conseguenza, per l’individuazione delle nuove strategie e dei nuovi equilibri”.
Quanto alle dinamiche criminali della camorra, “continuano ad essere particolarmente fluide e complesse. Nel capoluogo, in particolare, coesistono, spesso nella stessa zona, gruppi diversi per struttura e scelte operative – sottolinea la Dia -: accanto a sodalizi minori, prevalentemente dediti al controllo di attività illecite sul territorio di rispettiva influenza, operano storiche e strutturate organizzazioni sempre più proiettate ad estendere il loro raggio d’azione in altre regioni e all’estero. Organizzazioni che, in provincia di Caserta, hanno ancora nei Casalesi una più che solida espressione. Se per i sodalizi di minore caratura la violenza è uno strumento necessario di affermazione criminale, quelli storicamente consolidati tendono a rifuggire azioni eclatanti e appaiono orientati a controllare i mercati legali, stringendo rapporti con il mondo imprenditoriale, le pubbliche amministrazioni ed esponenti politici”.
Infine “nella tendenziale disomogeneità che contraddistingue le diverse mafie operanti nelle province pugliesi, si registra, a fattor comune, una elevata specializzazione nel traffico di sostanze stupefacenti – con saldi collegamenti con le compagini albanesi – e in quello delle armi, nonché nel reimpiego delle risorse che questi mercati illegali generano”, sottolinea la Dia.
(ITALPRESS).