Qualche sera fa al cinema ho visto un film che ha come protagonista un docente di Storia della Scuola superiore in Danimarca. Sono rimasta colpita dal vedere come degli studenti dell’ultimo anno, prossimi agli esami di Maturità, accorgendosi che il professore perde colpi e non riesce a gestire adeguatamente le lezioni, si rivolgono alla preside, la quale concorda un incontro tra lo stesso professore e gli alunni con i loro genitori. L’incontro si svolge in classe.
Tutti i genitori e gli alunni sono presenti e parlano al professore con il cuore in mano, esprimendo le loro preoccupazioni per una preparazione insoddisfacente in vista degli esami. Il professore rimprovera agli alunni di smanettare al cellulare durante le sue lezioni, ma fa anche un “mea culpa” e prende l’impegno di svolgere il programma con maggiore attenzione.
Da quando si è insediato il nuovo governo, dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi non si fa altro che sentire di “grandi cambiamenti”. In verità nel Decreto legge “Sostegni bis” non c’è ombra di quello che servirebbe veramente.
Basterebbe guardare quel film testimone di come si fa scuola nel Nord Europa per capire come la nostra scuola ne è lontana e, allo stesso tempo, fare attenzione alla protesta di questi giorni degli studenti del liceo Parini di Milano, che hanno occupato il piano terra della loro scuola perché chiedono “una scuola diversa, con una valutazione e una didattica basate sul dialogo e sul confronto”.
Da parte loro studenti e famiglie italiane dovrebbero fare un uso attento e consapevole dell’istituto della rappresentanza. In quella scena del film, all’incontro con il professore c’erano tutti gli alunni e accompagnati da genitori attenti alla formazione dei loro figli. Nelle nostre scuole, invece, da Nord a Sud, la regola è disertare le elezioni dei rappresentanti dei genitori. C’è un disinteresse diffuso verso gli organi di rappresentanza e di questo, ahimè, sono responsabili i governi della nostra Repubblica, che hanno maltrattato l’Educazione civica nelle scuole, fino ai nostri giorni.
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