A Catania il primo Village di Crédit Agricole del Sud Italia, l’acceleratore di start up che già selezionato le prime dieci realtà, su oltre cinquanta candidati, da portare nel suo programma. Al dipartimento di Economia e Impresa di UniCT l’evento di presentazione e networking.
“C’è molta aspettativa, questo è solo l’inizio”, ha spiegato Carmela Elita Schillaci, presidente del Comitato territoriale siciliano e docente di economia di UniCT. Un’occasione importante per la città: “Ghiotta per giovani e meno giovani, per studenti di Economia e Impresa, ma anche di altri dipartimenti, grazie alla sua impronta disciplinare”, ha aggiunto Roberto Cellini, direttore del dipartimento.
Cos’è Le Village? “Un ecosistema aperto, nato in Francia 10 anni fa, a Parigi – ha raccontato Annarita D’Urso, managing director de Le Village siciliano –. In tutta Europa ci sono 45 sedi complessive, che hanno messo a disposizione un miliardo di fondi per 1400 start up e costruito una rete con oltre 700 partner”.
Ciascun Village si inserisce in territori strategici secondo il Gruppo e con verticali differenti, puntando al coinvolgimento di stakeholders locali. In Italia si contano altri quattro centri: a Milano sono coinvolti 51 start up, 16 partners e 48 abilitatori principalmente nei settori di agrifood, AI data e cyber security, retail ed e-commerce, pharma & wellness, real estate, sostenibilità, HR e formazione; Parma coinvolge 57 start up, 16 partners e 52 abilitatori attivi in pharma, agritech, meccanica e mobilità, automazione industriale; il centro del Triveneto ha già inserito nei suoi programmi 50 start up, 18 partners e 50 abilitatori rivolti al raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite; il centro Alpi, invece, vede la partecipazione di 12 start up, 11 partners e 10 abilitatori concentrati in economia di montagna, turismo, gestione delle risorse idriche e filiera del legno.
“Crédit Agricole ha scelto Catania perché il gruppo crede nel territorio, ne riconosce il grande potenziale e il fermento, decidendo di investire soprattutto sui giovani – ha fatto sapere Annarita D’Urso –. Essere parte del Village significa entrare a far parte di un sistema. Il nostro obiettivo è quello di mettere le start up nelle condizioni per concentrarsi esclusivamente sulla loro idea di business, pensando noi al conto economico, al bilancio, alla ricerca degli investitori, alla possibilità di partecipazione alle fiere di settore e all’acquisizione delle linee di business innovative utilizzate dai grandi partners”.
Start up innovative in Sicilia, i settori di business strategici dell’unico polo del Sud Italia, che vede la partecipazione anche del Gruppo Tornatore, del Gruppo Giuffré e di Amundi, saranno: turismo; mobilità sostenibile; agri-food tech; energia pulita. A entrare a far parte del progetto le prime 10 start up, selezionate tra 55 proposte.
“Non sono tutte siciliane, ma sono tutte interessate a investire in Sicilia per creare indotto sull’Isola, assumendo e collaborando con le aziende del territorio”, ha precisato la managing director. Già da subito sono state inserite all’interno del network di Crédit Agricole e nei prossimi mesi assisteranno a masterclass di professionisti di alto profilo, in modalità ibrida e da remoto, nonché al mentoring e alle sessioni di approfondimento specifiche.
Le start up scelte sono: Kymia, che dagli scarti del pistacchio di Bronte estrae un potente antiossidante per la produzione di cosmetici e nutraceutici; Bloom Labs, che sviluppa software per la produzione di fiori recisi fuori stagione; Girasole.farm, che ha sviluppato una rete sensoriale che utilizza gli algoritmi di intelligenza artificiale per l’agricoltura di precisione, la prevenzione degli incendi e il benessere degli animali; Ohoskin, che ha creato una pelle sintetica per confezioni di moda in grado di abbattere quasi completamente l’impatto sull’ambiente delle produzioni artigianali che utilizzano pelli animali; AlphaFood, che ha progettato il primo allevamento verticale e automatizzato di grilli, consentendo la produzione di generi alimentari per umani e animali che contengono ben 70 gr di proteine su 100 grammi, nonché la produzione di un fertilizzante biologico ricco di azoto che contrasta la desertificazione.
Poi ci sono ancora: Agrobit, che consente a tecnici e agricoltori di ridurre l’uso di prodotti chimici e acqua, grazie a spartphone, droni, sensori e modelli 3D; Archimede, che ha brevettato un’automobile solare intelligente che utilizza l’energia del sole e gli algoritmi per prevedere il tragitto e ottimizzarlo; Athena Green Solution che ha messo a punto soluzioni in grado di ridurre l’inquinamento in mare attraverso la degradazione di idrocarburi e metalli pesanti; Lualtek, che rende sostenibile e intelligente il monitoraggio agricolo di serre e campi aperti con hardware, software e protocolli di trasmissione funzionanti anche senza rete internet; Seedma, che si occupa di consulenza e management, offrendo alle imprese la possibilità di acquisizione di dati IoT e di business intelligence, utilizzando persino la realtà aumentata.
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