PALERMO – Valgono almeno due milioni di euro i lavori che si svolgeranno nel cantiere per il completamento della diga Pietrarossa per cui la Regione ha autorizzato il subappalto. I decreti sono stati firmati nei giorni scorsi dal dirigente generale del dipartimento Acque e Rifiuti, Arturo Vallone, e rientrano nel maxi-appalto da quasi 50 milioni di euro, finanziato con fondi europei e in parte anche con risorse del Pnrr, per completare i lavori nell’invaso che ricade a cavallo tra le province di Catania ed Enna.
A bloccare tutto la scoperta di reperti archeologici
La realizzazione della diga di Pietrarossa era stata interrotta a fine anni Novanta, quando mancava circa il cinque per cento dei lavori per completare l’opera. A far stoppare tutto fu la scoperta di reperti archeologici nell’area in cui si stava lavorando. Da allora sono passati oltre due decenni in cui il progetto è stato criticato da più parti, per poi essere rispolverato con la decisione della Regione e dello Stato di mettere sul piatto oltre ottanta milioni di euro. Una scelta che si intreccia con la trasformazione del fenomeno siccità da storico disagio a vera e propria calamità. Ad aggiudicarsi i lavori sono state alcune delle più importanti realtà del settore delle costruzioni: la Cooperativa Edile Appennino, la Vittadello Spa, la Intercantieri Spa e la Cosedil Spa, quest’ultima nota impresa siciliana di proprietà dell’attuale presidente di Confindustria Sicilia, Gaetano Vecchio.
Come spesso accade nei grandi appalti, le imprese che hanno vinto la gara – 11,94 per cento il ribasso presentato – hanno deciso di subappaltare parte delle opere previste dal progetto. I primi subappalti erano arrivati già a fine 2023 e riguardavano operazioni di movimento terra e prestazioni specialistiche relative agli studi archeologici previsti nell’area della Statio Romana di Casalgismondo, i cui risultati verranno comunicati al pubblico tramite un progetto di divulgazione multimediale. Gli ultimi subappalti interessano due consorzi stabili: Infratech e Consital. Le ditte appaltatrici, a loro volta riunite per i lavori a Pietrarossa nella società consortile Redstone, hanno deciso di affidare compiti riguardanti l’esecuzione di movimenti terra e pavimentazioni stradali, nonché realizzazione di opere di scavo.
In entrambi i casi i due consorzi stabili hanno indicato alla Regione quale ditta, tra quelle loro associate, si occuperà concretamente di eseguire gli interventi nella diga. Il consorzio milanese Infratech si affiderà alla Italvie di Adrano: la società – le cui quote sono in mano a Graziella Parrinello e all’impresa Ecori, riconducibile a Grazia Gualtieri – attualmente è all’opera anche ad Aci Sant’Antonio dove si sta occupando della realizzazione di una scuola nella frazione di Lavinaio. L’importo complessivo dei lavori subappaltati a Infratech ammonta a 1,7 milioni di euro più Iva. Consital, sigla che sta per Consorzio Italiano Costruzioni Manutenzioni e Servizi, ha indicato invece nella Cooperativa Costruzioni Lercara, la ditta esecutrice. In questo caso si tratta di un’impresa con sede a Vicari, in provincia di Palermo, e riconducibile alla famiglia Calamaio.
In questo caso quello che è stato autorizzato dal dipartimento regionale è tecnicamente un’integrazione a un contratto di subappalto già precedentemente concesso: nel 2024, infatti, Consital era stata già scelta dalle imprese vincitrice dell’appalto a Pietrarossa per svolgere lavori di importo pari a un milione di euro. Adesso i compiti sono stati integrati per una somma di ulteriori 250mila euro più Iva.
Sia Italvie che la Cooperativa Costruzioni Lercara non risultano avere le Soa – le attestazioni che certificano il possesso dei requisiti per l’esecuzione di specifiche tipologie di lavorazioni – richieste dall’appalto per il completamento della diga. Tuttavia tale rilievo è stato superato facendo ricorso alla giurisprudenza. “La sentenza del Consiglio di Stato, sez. V, 10144 del 27 novembre 2023 – si legge nei decreti che hanno dato lo sta bene ai subappalti – ha stabilito che, se il consorzio stabile è in possesso, in proprio, dei requisiti partecipativi richiesti dalla legge di gara, a nulla rileva l’assenza della qualificazione Soa in capo alla consorziata esecutrice dei lavori”.

